Armistizio, unica speranza
C’è una data che Zelens’kyj cancellerebbe volentieri dalla Storia, il 27 luglio 1953. Quel giorno, a Panmunyeom, si firmò l’armistizio della guerra in Corea. Da allora di fatto, il 38º parallelo ha tagliato la penisola coreana, da una parte il sud dall’altra il Nord..
Chi ha voglia di spolverare i libri di storia, si accorgerà delle impressionanti analogie fra quella guerra e l’attuale conflitto in Ucraina: il clima di fondo era quello della guerra fredda, America e 17 alleati a sud, Cina e Russia a nord, anche allora sì profilo’ il rischio nucleare, dal ‘50 al ‘53, si contarono centinaia di migliaia di morti tra militari e civili.
Veniamo ai giorni nostri. Forse, quelle carcasse ancora fumanti nella laboriosa fattoria polacca, avranno un peso determinante. Durante la notte, hanno preso la scena i guerrafondai, gli appassionati di videogames stellari, in primo piano proprio il presidente ucraino: ancora oggi continua a sgolarsi chiedendo l’intervento della Nato, costi quel che costi. Da noi, al grido di “ Armiamoci e partite“, un drappello di ardimentosi: Letta, Riotta, Calenda, Gentiloni, Parenzo, giusto per non fare nomi. Fosse stato per loro, da 24 ore ci saremmo trasferiti tutti nel bunker dell’angolo con una generosa scorta di pillole di iodio. Per fortuna, alle prime luci del giorno emersa la prudenza che ha Zelens’kyj, a quanto pare, proprio non piace.
Tutto sta cambiando. I falchi cominciano a sentire il peso del piombo sulle ali, le colombe volano sperando di annunciare il sereno.
Gli americani sono nervosissimi e cominciano a non tollerare più le intemperanze e le esasperanti richieste di Kiev. Biden fa finta di niente, ma di fatto è azzoppato: proprio ieri è stata sancita la maggioranza dei repubblicani alla camera. Probabilmente non è un caso che agli ucraini, la Casa Bianca ha negato di entrare nella commissione di inchiesta sull’ incidente in Polonia. Sul campo di battaglia si conquista il territorio ma le bombe continuano a piovere con terrificante puntualità. Gli ucraini si apprestano a vivere un inverno che ha pochi precedenti, fame sete e freddo. Nelle piazze occidentali continua a montare la protesta. Si sa come è fatta la gente, non è obbligata all’aplomb dei governanti: gli ideali sono una cosa, altro l’inflazione, le bollette e gli scontrini del supermercato.
Se a Bali, i potenti della Terra fossero stati sottoposti al siero della verità, chi avrebbe potuto negare il consenso all’armistizio? Fra i nostri lettori, chi non lo firmerebbe?
L’opus