Da un racconto di L’opus
Quando avevo voglia di sorridere durante le mie interminabili guide, pensavo ai primi anni di matrimonio.
In particolare al rito della prima colazione. Mia moglie
Elvy in un paio di giorni aveva messo tutto a punto. Una tazzina di caffè fatto con la cialda, un cucchiaino di zucchero, la tazza colma a metà di latte tiepido e tre biscotti a forma di stelline; tutto in una graziosissima guantierina.
Quei mattini erano sempre luminosissimi, dalla finestra arrivava sempre aria fresca e pulita, almeno in apparenza.
Appena finita la colazione, uno scatto e tornavo in bagno per rilavarmi i denti. Dopo la prima colazione, quante volte me lo aveva imposto la mia mamma.
Poi, velocissimamente alla porta: “Ciao Elvy, buona giornata“. quindi, il più dolce e sincopato saluto del mondo: “Ciao amò!“.
Andare al lavoro non è mai stato tanto gradevole.
Più o meno un anno e mezzo dopo, quella magnifica ritualità conobbe una brusca interruzione.
Finita la colazione alzato da tavola per tornare a spazzolino e dentifricio, Elvy fissando il vassoietto, le tazze ed il cucchiaino, mi guardò e disse: “Lasci tutto lì? Guarda che non abbiamo la cameriera!“.
Restai paralizzato, un blocco di ghiaccio. Sorprendentemente ebbi una reazione quasi immediata: liberai il tavolo, raccolsi tutto e andai verso il lavello. Elvy, con fare apparentemente benevolo, aggiunse: “Lascia tutto lì, va bene così!“.
Ci pensai tutto il giorno ma senza neppure una briciola di astio. Anzi, riflettendo, mi resi conto che in 35 anni non avevo mai liberato il tavolo dopo la colazione. Ci avevano pensato mia madre prima e mia sorella Giusy dopo.
Da quel giorno in poi, il rito della colazione conobbe una modifica: dunque, per prassi e consuetudine mi spettava mettere tutto nel vassoio e poi portare al lavello.
Un paio d’anni ed Elvy fu trasferita. L’unico treno per arrivare in tempo in ufficio, quello delle 7 e55.
Arrivò un mattino grigio e freddo. Riposi piatto tazza tazzina e cucchiaino sul fondo del lavello e stavo per andare in bagno.
Elvy, con tono piuttosto arcigno, disse: “Lasci tutto così? Guarda che non abbiamo la cameriera!“.
La voglia di sorridere mentre guidavo in autostrada, mi passò.
Così come, notai che uscendo di casa i saluti si erano ridotti a “Ciao“, “Ciao“. E non sentii mai più “Amò!“.
Per la seconda volta da quando c’eravamo sposati, il rituale del fine prima colazione era cambiato. Con la massima diligenza, un grembiulino impermeabile rosa shocking, il detersivo liquido alla mela, mi resi capace di rendere tutto splendido e splendente…
La Mamma e mia sorella Giusy, in cucina non mi permettevano neppure di aprire il rubinetto. Bei tempi! Ma anche in questa circostanza, nessuna recriminazione, né rancore nei confronti di Elvj. dopo mezz’ora al volante però, come poteva mai venirmi in mente di pensare alle colazioni consumate nei primi anni di matrimonio?
Un giorno, mentre stavo uscendo, Elvy mi ricordo’: “ Devi passare a pagare il condominio“.
Scesi e incontrai Maria Cristina, rispettosa portinaia tuttofare. “Signora mi perdoni, pagherò il mio debito nel pomeriggio dopo essere passato dal bancomat anzi, per favore, mi ricorda quanto devo?“.
“Dottore come sempre l’ho scritto a sua moglie sul bigliettino; c’è il condominio e quel che mi dovete per le ore di aiuto tutti i giorni in casa vostra“.
Che strano, non ci avevo mai pensato. Puntualmente pagavo da sempre, la cameriera che, a detta di Elvy, non avevamo mai avuto. Ed io dovevo lavarmi tutti i giorni tazzina da caffè, tazza da latte, cucchiaino ed elegante vassoio, col detersivo liquidò alla mela verde, indossando il grembiulino impermeabile rosa shocking. Madre mia e cara sorella Giusy, dove siete? Che il Signore vi abbia in Gloria!