“L’educazione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo.” Questa citazione di Nelson Mandela potrebbe benissimo riassumere l’essenza di “Diario delle Otto!” di Pier Paolo Segneri, un’opera che si propone di esplorare l’educazione e il suo impatto profondo sulla vita individuale e collettiva. La copertina del libro, edita da Perrone Editore, colpisce immediatamente per la sua semplicità ed il suo simbolismo: il numero otto voluto e non casuale, incalzante, onirico (otto del mattino, otto di sera, infinito, la ‘otto’ del celebre gioco della carambola) che ci invita a immergerci in un viaggio di riflessione e scoperta, promettendo un testo che sa di passione e impegno.

Segneri si presenta come un artigiano delle parole, un abile cesellatore di pensieri e idee che ci guida attraverso le esperienze e le emozioni di chi vive il mondo della scuola. La sua penna è una lanterna che illumina i corridoi dell’istruzione, rivelando non solo le sfide quotidiane, ma anche le gioie e le speranze di insegnanti e studenti. In questo “diario”, l’autore non si limita a raccontare, ma si fa testimone e compagno di viaggio, avvicinando il lettore a un universo complesso e affascinante.

Uno dei punti di forza di “Diario delle Otto!” è la sua capacità di trasmettere l’autenticità delle esperienze. Le storie raccontate da Segneri sono cariche di umanità; ogni pagina è un invito a riflettere su come l’educazione possa trasformare le vite, aprendo porte e creando opportunità. La scrittura è fluida e coinvolgente, capace di farci sentire parte di una comunità educativa vibrante e dinamica. L’autore riesce a catturare l’essenza di momenti che, pur nella loro quotidianità, diventano straordinari attraverso la lente dell’educazione.

Tuttavia, non mancano le debolezze. In alcuni passaggi, Segneri sembra perdere di vista il grande quadro, concentrandosi eccessivamente su aneddoti personali e storie specifiche. Questo approccio, sebbene affascinante, può portare a una visione parziale delle problematiche educative, trascurando aspetti più ampi e sistemici. Inoltre, a tratti, la narrazione rischia di cadere in un eccesso di emotività, che, sebbene possa toccare il cuore del lettore, potrebbe anche distrarre dalla riflessione critica che il tema richiede.

La riflessione di Segneri si intreccia con le parole di Aristotele, il quale sosteneva che “l’educazione è il miglior modo di preparare i giovani ad affrontare le sfide della vita.” In questo contesto, l’opera ci invita a considerare non solo il valore dell’educazione, ma anche la responsabilità di tutti noi nel sostenerla e promuoverla. Segneri ci sprona a non considerare l’educazione come un semplice strumento, ma come un bene comune da proteggere e valorizzare.

In conclusione, “Diario delle Otto!” è un libro che, pur con le sue imperfezioni, offre spunti di riflessione preziosi. Segneri ci invita a guardare dentro noi stessi e a chiederci quale sia il nostro ruolo nel mondo dell’educazione. Concludendo con le parole di Socrate che ci riporta Platone, “La vera saggezza è sapere di non sapere,” possiamo apprezzare a tout cout il rischio di Segneri di educare con amore, quasi rassicurante e recidivo, di credere in uno sviluppo motivato da sentimenti ed emozioni, non da calcoli e valutazioni sommarie e di concetto.
Per Segneri, poliedrico strumentista di una vita mai compassata ma vissuta tra scrittura, teatro, politica e critica, le cose vanno fatte bene.
Segneri ricorda per approccio e mentalità la scuola Holden di Baricco, oggi trent’anni, dove lo storytelling e l’apprendimento era utopia: senza vincoli, valutazioni, esami.
Essere più che apparire, costruire menti pensanti più che perfetti automi: Segneri ha la sfrontatezza di ricordarcelo.

 

Casa Penelope. Un editoriale a cura Di Giuseppe Fumai.

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