Era il 2013 quando, dopo un lungo confronto con le Ferrovie dello Stato, l’amministrazione comunale di Bari, sindaco Michele Emiliano, decise di lanciare un concorso per risolvere il secolare problema della città tagliata in due dalla ferrovia e dare un nuovo volto al tessuto urbano.
Il concorso fu vinto dal famosissimo studio Fuksas e prevedeva la realizzazione di un grande parco lineare lungo circa 3 Km che, superando la ferrovia, facesse da cucitura alle due parti della città. Il progetto comprendeva la ristrutturazione dell’ex Caserma Rossani: l’idea era di utilizzare l’area per ampliare l’ampio polmone verde creato sopra la linea ferroviaria, inserendo al suo interno un vero e proprio polo culturale ottenuto dal recupero dei cinque edifici esistenti e dalla costruzione di un moderno auditorium di forma ellittica e persino di un parcheggio interrato da 800 posti auto.
Cosa rimane oggi di quell’ardito progetto?
Nel tempo, tra difficoltà economiche e burocratiche, cambi di amministrazione e proteste dei centri sociali che occupano (non si comprende bene a che titolo) parte dell’area, sono stati archiviati il parco sopra la ferrovia, il parcheggio, l’auditorium e la sistemazione di gran parte delle aree scoperte. Fu lo stesso Massimiliano Fuksas, nel 2018, dopo aver scorporato il progetto della “Rossani” da “Baricentrale” per riadattarlo alle richieste del Comune, ad esprimere il suo rammarico riassunto nella seguente affermazione: «Ci vuole un sindaco visionario che ragioni oltre la logica di un giardinetto».
E infatti di tutto l’enorme progetto rimase solo un giardinetto. (continua dopo la pubblicità)
Nel dare finalmente l’avvio ai lavori, il 6 febbraio 2019, il sindaco Decaro commentava così: «La caserma Rossani è stata chiusa dal 1991 per 28 lunghi anni, adesso la riapriamo per trasformarla in un parco. Entro la fine del 2019 l’area sarà fruibile alla città. A monitorare l’andamento dei lavori ci saranno le ‘sentinelle’ del quartiere: tutti quei residenti che vivono nei palazzi a ridosso della caserma che vedranno l’evolversi del parco giorno dopo giorno» (fonte: “la Repubblica”).
Nonostante le promesse del sindaco, è solo il 15 maggio 2021 che il “parco” sembra completato: al FAI viene affidata una inaugurazione ristretta a pochi fortunati durata due giorni. Poi una nuova e incomprensibile chiusura durata oltre 10 mesi.
Finalmente domenica 20 marzo 2022 l’apertura al pubblico.
Innanzitutto la prima impressione è quella dell’elefante che partorisce il topolino: lungi dall’essere un “parco”, non sembra neppure un giardinetto, quanto piuttosto un’ampia area attrezzata. Di verde c’è veramente poco: tanto cemento e poca vegetazione, i decantati prati, a dispetto dell’impianto di irrigazione, sono piuttosto rinsecchiti e tendenti al marrone, gli alberelli sono piccoli e spogli (qualcuno è già secco); viene subito da chiedersi quanto poco sarà piacevole in estate, tra prati secchi, mancanza di qualunque zona d’ombra e assenza perfino di una semplice fontanella.
Poi, la qualità dei lavori: possibile che già il giorno della prima apertura al pubblico i coperchi dei pozzetti di dispersione elettrica sotto i lampioni siano già lesionati o rotti? E qualcuno si è accorto che alcuni settori del tappeto antitrauma in gomma dell’area giochi per bambini già cedono al semplice passaggio?
Infine la sicurezza: ottima l’idea di riadattare parte della piastra di cemento esistente per farne un percorso per lo skateboarding, ma si è pensato a quanto può essere pericolosa una buca non recintata, al centro di un giardino frequentato dai bambini? (continua dopo la pubblicità)
Inutile dire che un giardinetto o un’area attrezzata siano meglio di un cumulo di macerie e rifiuti, ma è lecito chiedersi se sia giustificata tutta la soddisfazione espressa dall’amministrazione comunale all’annuncio dell’inaugurazione, considerata la storia dei lavori, i ritardi accumulati e i risultati ottenuti rispetto alle aspettative; per non parlare del persistente stato di abbandono del versante di via Giulio Petroni, la cui situazione è sempre stata posta in evidenza dagli inascoltati abitanti che vi si affacciano: altro che “sentinelle del quartiere”.