Quest’estate, nella top ten del chiacchiericcio al sapore di sale, dopo il naufragio del Bayesian, è esplosa una vicenda piuttosto pruriginosa. Vede coinvolti la giornalista Sara Giudice, ex La 7 ora Rai, ed il suo compagno Nello Trocchia del Domani.
Sono accusati di stupro di gruppo con ipotetico uso di allucinogeni, da una giovane collega di Report.
Su questa storia, un po’ tutti ci hanno inzuppato il pane; i fatti sono stati messi quasi tutti in piazza.
Per il tribunale di Roma, la storia sarebbe già bella e chiusa: i pm hanno proposto l’archiviazione.
Ma proprio la giovane collega non intende fermarsi; vuole andare in fondo.
Perché tanta determinazione? Forse ritiene di essere stata vittima di uno squallido gioco ordito dalla coppia Giudice-Trocchia?
Chissà, forse sperava che quella strana avventura andasse oltre un deludente “mordi e fuggi“.
Poi, c’è sempre la voglia pazza di farsi pubblicità nel mondo della carta stampata e del digitale terrestre. Infine, perché porre limiti alla speranza di far scucire un bel po’ di quattrini a… quei due?
Comunque sia, meglio che non finisca tutto ora con un’archiviazione.
Chi ama il gossip rimarrebbe con l’amaro in bocca: “Ora ci crediamo che tutto si sia concluso con qualche languido bacio, una pomiciatina in taxi e un po’ di palpeggiamenti… li conosciamo i vostri vizietti!”.
Parallelamente sulla coppia Sara Giudice e Nello Trocchia rimarrebbe un indelebile sospetto. Che ci vuole a diventare i Bonnj and Clyde delle lussuriosi notti romane?
Infine, la giovane presunta vittima, chi mai potrebbe renderle giustizia? È una mitomana? Una invidiosetta? E se tutto finisce con l’archiviazione, come fa a sperare di andare a Raiuno?
Meglio dunque che il giudizio vada avanti, che si sappia tutto quel che è lecito sapere.
Inevitabilmente alla fine qualcuno pronuncerà una sana assoluzione.
Perché il fatto effettivamente non sussiste o, meglio ancora, perché non costituisce reato.
Vero o falso, chi non ha mai pensato che a certi livelli, in quei mondi, “così fan tutti“?
E allora, che c’è da stupirsi, che male c’è…
L’opus