Le Paralimpiadi andrebbero pubblicizzate e condivise sui palinsesti più di qualsiasi altra manifestazione sportiva; questa non come forma di compassione per le problematiche di salute che ogni atleta possiede, anzi, per la grandissima forza di volontà che ognuno degli sportivi dimostra, a prescindere dal proprio status.
Osservare uno solo di questi agonisti, italiano, giapponese, cinese, inglese etc, porta a creare un naturale parallelismo tra la gioia che ognuno di loro dimostra nelle competizioni e l’infelicità che regna sovrana nelle generazioni attuali.
Superare il proprio limite in una situazione limitante per natura, fa di queste competizioni la più grande bellezza.

Oggi finalmente con una mia gara ho fatto divertire tutti: in queste Paralimpiadi, il pubblico tifa a prescindere dalla nazionalità, ed è molto bello”.

Simone Barlaam, vincitore itaIiano della medaglia d’oro e record del mondo nei 50 stile S9 alle Paralimpiadi di Parigi 2024, con la sua prestazione ha stabilito persino il nuovo primato mondiale nuotando in 23″90.
Il suo primo pensiero è stato rivolto al pubblico, all’aver fatto divertire in una competizione che magari potrebbe essere considerata, erroneamente dai più, meno avvincente delle Olimpiadi.
In un periodo storico in cui l’apparenza prevale sull’essere, le Paralimpiadi servono un sonoro schiaffo morale all’ideologia consolidata e diffusa nel mondo.
Sino alla giornata di ieri, lunedì 2 settembre, il medagliere dell’Italia era fermo a quota ventotto medaglie di cui tredici di bronzo, sette d’argento ed otto d’oro, piazzandosi in settima posizione nella classifica generale del medagliere.
Spopolano nella competizione maschere sul volto rappresentati farfalle o con simpatici motivi, emblemi di riconoscimento ma anche messaggi educativi: ad esempio, Assunta Legnante, vincitrice italiana della medaglia d’argento nel lancio del disco (38.01m) ha indossato la maschera di una tigre, riflesso della sua personalità ed estrema forza.
Le storie di ogni singolo atleta andrebbero raccontate, ascoltate, per trarne e diffondere insegnamenti a generazioni sempre più fragili, infelici per un mancato regalo o viaggio nelle mete turistiche più IN.
Tornando all’atleta Assunta Legnano, quest’ultima era una campionessa anche prima dell’aggravamento della sua malattia: da normodotata è stata campionessa europea indoor del getto del peso nel 2007, primatista nazionale assoluta (outdoor – indoor) con la misura di 19,20 m; da atleta paralimpica è salita sul podio a Londra 2012, Rio 2016, Tokyo 2020 ed ora Parigi 2024.
Tanti i successi dopo quel periodo di buio.

“Ho sempre sofferto di glaucoma.
Un giorno mentre ero in auto in direzione Padova per disputare un meeting, l’’occhio destro, quello migliore, mi abbandonò”.

Con la successiva operazione alla retina dell’occhio sinistro la situazione sembrò totalmente metterla fuori causa, determinando un suo isolamento dalla realtà che per anni aveva vissuto come parte integrante del suo io.
La rinascita è avvenuta grazie a Nadia Checchini, tecnico della Fispes che la invogliò a prendere in considerazione l’idea di partecipare alle paralimpiadi.
Con Londra 2012 ha avuto inizio un nuovo capitolo della sua storia sportiva ed eccola qui sul podio di Parigi 2024 come una vera forza della natura.
Andrebbe rivoto ad ogni singolo atleta un ringraziamento, profondo e sentito, per il messaggio educativo che sta lanciando nella competizione più grande in assoluto; che si tratti di vincitori o meno, l’obiettivo è il medesimo per tutti: superarsi e fungere da modello a chi da queste malattie si sente frenato, braccato.
Grazie ragazzi perché in un mondo di frivolezza, voi siete acqua sorgiva.

Foto: Eurosport

Claudia Santoro

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