Se ad un buffet aziendale vi offrono tartine a base di sardine portoghesi, è il vostro giorno fortunato: il Catering è di alto livello.
Se in autostrada, dando una sbirciatina al ripieno dei panini ne trovate uno “mozzarella e prosciutto crudo spagnolo“, non ci pensate più di un attimo; anzi, prendetene due: il secondo servirà più tardi.
Al ristorante, se sullacarta vi capita di leggere “Angus irlandese“, ordinatelo prima che finisca: è tra le carni più pregiate.
Gourmet o gourmand, è gratificante, fa chic ma è anche piuttosto costoso.
Restiamo in argomento ma passiamo alle dolenti note.
Secondo Coldiretti, sul mercato, otto pesci su 10 sono importati. Il fatto è che li consumiamo ma non ce ne rendiamo conto: ci vendono baccalà che non è il vero baccalà, compriamo cernie, sogliole, pesce spada, bianchetto e tanto altro, tutto taroccato. Esotici surrogati delle nostre antiche prelibatezze. Peraltro, nelle ultime settimane, le importazioni sono sensibilmente aumentate a causa del fermo dei nostri pescherecci: il gasolio costa troppo e chi va per mare ci rimette.
Chiudiamo con una pessima notizia per gli appassionati divoratori di pesce crudo, baresi prima di tutti.
Gran parte delle seppie adulte, che tagliate a strisce sottili diventano le rinomate tagliatelle di mare, vengono pescate nelle Seychelles. E arrivano da noi accuratamente ibernate.
L’opus