di Maria Caravella
“La locandiera” è una commedia in tre atti scritta da Carlo Goldoni nel 1752, ambientata nella Firenze del Settecento, in pieno Illuminismo, quando si inizia a parlare di uguaglianza e di classi sociali, in una società in cui la borghesia tende a prendere il sopravvento sulla vecchia nobiltà.
La Locandiera a differenza di altre opere di Goldoni, è scritta interamente in lingua italiana, per essere compresa da tutti. Narra la strana “avventura” di una giovane donna, serva e padrona al tempo stesso, che incarna il prototipo della nuova concezione del mondo femminile nel teatro e nella società che cambia.
La protagonista è Mirandolina, proprietaria di una locanda ereditata dal padre che gestisce insieme al cameriere Fabrizio. Mirandolina ha circa trent’anni, è una donna bella e affascinante abituata a ricevere attenzioni dai suoi clienti. Viene corteggiata da due nobili e un cavaliere misogino. Mirandolina, incuriosita dal comportamento del Cavaliere, cerca di farlo innamorare. Lo scopo della giovane donna è quello di divertirsi e fare dei propri corteggiatori tutto ciò che vuole. il Cavaliere cede alle lusinghe di Mirandolina e se ne innamora perdutamente, scatenando le gelosia di Fabrizio, del Conte e del Marchese. Mirandolina, raggiunto il suo scopo si rende conto di aver esagerato e decide alla fine di sposare Fabrizio, come le aveva consigliato suo padre in punto di morte e mandare via tutti i suoi contendenti.
L’Anonima G.R. di Dante Marmone e Tiziana Schiavarelli ha festeggiato il nuovo anno al Teatro Forma di Bari con la rielaborazione de “La locandiera” di Carlo Goldoni. Sul palcoscenico oltre la Schiavarelli e Marmone a completare il cast ci sono: Brando Rossi, Gianni Vezzoso, Azzurra Martino, Antonello D’Onofrio.
Nella “riscrittura” del testo goldoniano, la commedia diventa esageratamente briosa ed esilarante; prima di tutto cambia l’ambientazione, che si cala in un contesto del sud Italia e precisamente in una locanda del ‘700 a Bari. Sul palcoscenico oltre Mirandolina, l’unica che conserva il nome datogli da Goldoni, ci sono il marchese di Montrone, il conte di Canneto, il Cavaliere di Bitonto e il fedele servitore Rocco. Marmone con la sua regia ha inteso dare ai personaggi dei caratteri più vivaci e soprattutto nostrani, rispetto a come vengono presentati nel testo originario. Si tratta di Personaggi che utilizzano molto la gestualità, come si fa dalle nostre parti e si esprimono si in un italiano vernacolare, ma prevalentemente in dialetto barese, idioma colorito e divertente che diviene durante lo svolgimento dell’intera commedia il pretesto per porgere e creare battute davvero divertenti, fatte di sincerità e naturalezza, spesso più vicine alla spontaneità della Commedia dell’arte che al teatro goldoniano. Molto bravi gli attori, che hanno saputo coordinarsi con talento e vis comica, creando continuità e circolarità nella simpatica performance che ha letteralmente ammaliato il numeroso pubblico del Teatro Forma, consacrando ancora una volta il brillante talento di Tiziana Schiavarelli.
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