In un momento storico in cui i termini accoglienza e solidarietà risultano per molti connazionali anacronistici e ben lontani dalle priorità che incombono sulla nostra società, (in particolare mi riferisco all’annosa questione dei migranti, delle chiusure dei porti alle navi umanitarie, che limitano fortemente le operazioni di salvataggio in territorio italiano) è importante focalizzare l’attenzione in quegli anfratti del microcosmo sociale che incantano e commuovono, che nel grigiore di diffuse prese di posizione politiche fredde e razionali, consente di cogliere bagliori di umanità e di sensibilità umana, e raccontano di una fitta rete di persone che si adoperano per la messa in campo di importanti azioni sociali, volte alla salvaguardia dei diritti umani.
Siamo a Bari, l’intento è di accendere i riflettori sulla preziosa tematica dell’affido familiare, una politica sociale sulla quale c’è ancora molta strada da fare, quantomeno in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di diffusione delle informazioni, perché di fatto risultano attivi diversi progetti di affido nel territorio nazionale ma spesso si assiste ad un deficit nella efficace diffusione della notizia.
In Italia è la legge n. 184 del 1983 e successive modifiche intitolata Diritto del minore a una famiglia a disciplinare l’istituto dell’affidamento familiare la cui ratio risiede nella volontà di porre rimedio a situazioni di temporanea inabilità dei genitori esercenti la responsabilità genitoriale che ostacolino il diritto del minore alla propria famiglia.
A tal fine la legge dispone in favore della famiglia , interventi di sostegno e di aiuto che è bene analizzare.
La disciplina normativa di cui sopra ha dato l’input normativo in Puglia con la l’emanazione delle linee guida sull’affidamento familiare DGR n. 494 del 14 aprile 2007.
Da allora numerose iniziative si sono diramate a livello regionale e a maggio 2022 l’assessore Francesca Bottalico ha affermato che sono stati stanziati € 159.048 di fondi per 4 anni. La Gea è la cooperativa sociale incaricata della gestione del nuovo progetto di affido familiare, da anni impegnata nei percorsi di crescita psico-educativa e affettiva dei minori nonché di affido familiare.
“Le azioni specifiche toccano diversi fasi di accoglienza, ad esempio con Famiglie senza confini si punta ad accogliere minori migranti non accompagnati, si sta effettuando un monitoraggio accurato delle famiglie (al momento vanno oltre le 236 famiglie disponibili all’affido) mediante l’albo comunale per adulti e famiglie, istituito nel 2021”.
Con la nuova pianificazione sono state introdotte anche delle tipologie di affido “sperimentali” pensate per rispondere adeguatamente a diversi contesti familiari. Tra le azioni sperimentali previste c’è l’affido ponte, pensato per i “care leavers”, ragazzi che, una volta maggiorenni, per motivi giudiziari vivono ancora al di fuori della famiglia d’origine, quindi senza affetti familiari, oppure per i giovani ancora minorenni per i quali l’autorità giudiziaria prevede un percorso di autonomia con allontanamento dalla famiglia. Nella nostra regione esistono numerose case famiglia che accolgono minori e adolescenti, accade sempre più spesso che i primi ad essere affidati alle famiglie siano i minori e che sia molto più complicato l’affidamento dei maggiorenni e proprio per questa ragione si è pensato di creare un’azione mirata dedicata ai più grandi.
L’assessore Bottalico riferisce che “ L’obiettivo è quello di costruire un progetto individualizzato in modo che il ragazzo possa costruire le basi per una crescita formativa e lavorativa fino ai 21 anni. In questo caso la famiglia “ponte”, dopo un periodo di conoscenza e condivisione delle risorse e delle difficoltà del ragazzo, dovrà sostenerlo nel percorso di formazione o di inserimento nel mondo del lavoro con l’aiuto di uno psicologo e di un assistente sociale”.
Altra novità è rappresentata dall’affido special needs che nasce dalla necessità di contrastare l’abbandono di neonati e minori da 0 a 24 mesi. Questa modalità prevede un’accoglienza specifica in quanto assume una funzione determinante nella gestione della transizione familiare sia in caso di reinserimento nella famiglia di origine, sia in caso di inserimento in una nuova famiglia per coloro che rientreranno nel circuito d’adozione. La famiglia affidataria, quindi, dovrà fungere da esempio per i genitori biologici o adottivi del bambino e diventare un punto di riferimento per loro.
Infine, è previsto l’affido generazionale che rappresenta non solo un’occasione per anziani e giovani di condividere esperienze, ma diventa anche un modo per i ragazzi di sostenere l’autonomia e le capacità dei nonni. Gli psicologi del servizio verificheranno la fattibilità del progetto in equipe con il servizio sociale. Inoltre, al fine di costruire una rete sociale a tutela delle persone anziane, saranno coinvolte altre realtà, come i Centri servizi per le famiglie e il Centro.
Una neo mamma affidataria racconta della sua esperienza in prima persona descrivendo l’affido di un minore come un grande atto di amore, in cui si dona il proprio tempo, si investono i propri sentimenti al fine di garantire ad un bambino piccolo o anche ad un adolescente e anche un maggiorenne, tutto il calore familiare di cui necessita per recuperare il contatto con una vita serena e stabile, in attesa che si ricomponga l’equilibrio della famiglia di origine, perché è importante sottolineare che il servizio di affido familiare ha come scopo precipuo la salvaguardia del minore, la tutela dei suoi diritti, il ripristino di una situazione paludosa da ripristinare con nuovi equilibri attraverso l’ausilio, a tempo determinato, di una nucleo familiare che potremmo definire di “salvataggio”.
Attraverso questa importante esperienza di vita si può assistere ad un costante meccanismo di scambio tra adulti e minori, gli adulti verranno guidati e formati da operatori esperti, e i minori potranno godere della missione salvifica che solo ad un nucleo familiare si può riconoscere. Il minore si sentirà protetto, al sicuro, con nuovi punti di riferimento, il minore verrà salvato dall’oblio, dalla solitudine e dall’abbandono, ma soprattutto sarà salvato dall’indigenza e dalla precarietà. Ma l’amore che verrà donato sarà un sentimento maturo dalle spalle larghe dotato di una cospicua dose di pazienza e grande forza di volontà dinanzi alle intemperie dell’esistenza che lui vivrà e soprattutto un amore talmente grande da spingere il bimbo – passerotto ferito- ad un volo di ritorno verso la famiglia biologica o un volo di partenza verso la famiglia adottiva.
“ e non basteranno gli abbracci, le coccole e l’affetto a far sciogliere la diffidenza di minori delusi, smarriti, impauriti, occorrerà un nuovo modo di guardarli, come insegna la psicologa Vittoria Maioli Senese, riponendo in quello sguardo benevolo il potere di ricostruzione della loro anima, infondendo in loro la fiducia e la stima di cui necessitano per crescere e spiccare il grande volo della loro vita”.
L’affido familiare nelle sue più ampie sfaccettature costituisce una opportunità di crescita per gli adulti sposati conviventi o anche single, sì, è una possibilità concessa a tutti gli uomini e donne di buona volontà e in alcuni casi le famiglie affidatarie hanno ottenuto l’adozione del minore.
L’affido familiare è certamente una esperienza encomiabile di volontariato ma può essere anche vista come esperienza “curativa” di compensazione di una mancanza, di una assenza, mi riferisco al vuoto causato da una maternità mai avvenuta (molte persone colmano il vuoto con l’ingresso in famiglia di un animale domestico, o molte altre spendono migliaia di euro nelle cliniche estere della fecondazione assistita, con tutti i benefici che ne derivano ,ma diciamo la verità, anche molteplici effetti collaterali psicologici e clinici), se quel vuoto della mancanza di un figlio o di un genitore potesse colmarsi con l’esperienza di mutuo soccorso nei confronti di minori o di neo maggiorenni o anziani, forse si potrebbe considerare una nuova costruttiva opportunità di crescita esistenziale, di cura alle proprie lacune emotive e affettive. L’importante è che non si perda mai di vista che tutto ruota intorno al diritto del minore ad essere accolto, il punto di vista vede come protagonista il minore , è lui il beneficiario delle azioni sociali, e non gli adulti che molto spessono perdono di vista questo sottile passaggio.
Seguiamo le iniziative in merito del Comune di Bari che da anni si adopera in tal senso con l’ammirevole lavoro dell’assessorato al Welfare.
www.comunedibari.it
Viviana Miccolis