E se Godot non fosse atteso sul ciglio di una desolata strada di campagna da due vagabondi ma da un
presidente e uno scrutatore di un seggio elettorale alla periferia di Roma?
È così che un seggio elettorale vuoto diventa il set ai limiti dell’assurdo dove il regista Giacomo Ciarrapico,
mente (insieme a Luca Vendruscolo e al compianto Mattia Torre) della serie cult Boris, mette in scena sabato
8 giugno a Molfetta per il festival Trame contemporanee “Un giorno come un altro”, commedia a due voci,
con due grandi interpreti della stessa serie televisiva, Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri.
La sezione 4607, disertata tanto dai votanti quanto dalla commissione elettorale, diventa quindi occasione
per raccontare un’Italia dove l’affluenza alle urne raggiunge i minimi storici e che non perde la ghiotta
occasione, per una serie fortunata di scioperi e di giorni festivi, di un fare un bel “pontone” invece che recarsi
alle urne e dar prova del proprio senso civico.
E lo fa attraverso gli occhi di Ranuccio Fava (Carlo De Ruggieri) e Marco Fioretti (Luca Amorosino), i due
protagonisti della pièce teatrale, due scrutatori che si ritrovano all’improvviso, in un giorno come un altro, a
diventare rispettivamente presidente e segretario, e anche a mostrarsi da subito come due personalità
contrapposte, così diverse tra loro come diversi sono gli animi di chi si appresta al voto, il primo (Ranuccio),
saccente ricercatore di storia nonché convinto sostenitore degli ideali, di chi ha perso la vita per affermare il
diritto di voto; l’altro (Marco) che affronta più cinicamente un ruolo scelto solo per rimediare il compenso
spettante al termine delle consultazioni.
Eppure proprio il seggio elettorale diventa il luogo deputato per far (ri)scoprire, tra un bicchiere di vino e uno
di vodka e a suon di battute ben riuscite (oltre a vari ammiccamenti alla serie Boris), due ex compagni di
scuola, più simili di quanto potessero immaginare; l’uno alle prese con una relazione al capolinea e che
vorrebbe recuperare attraverso le struggenti note di “Ricominciamo” di Pappalardo; l’altro vivendo di
espedienti e bancando scommesse assurde, come quella di una rivolta nella Repubblica Centrafricana,
trascinando così lo spettatore a riconoscersi e anche ad affezionarsi alle loro vicende non così distanti dalle
nostre e che il caso o il destino beffardo ha voluto riunire.
Forse più simile allo “Scrutatore non votante” di Bersani (Samuele!) che a “La giornata di uno scrutatore” di
Calvino, Ciarrapico, attraverso un testo ironico, leggero ma mai banale, offerto al pubblico proprio a ridosso
delle elezioni europee (e con un esito non molto distante dalla realtà), con “Un giorno come un altro”, riesce
a far sorridere ma anche a strappare qualche (amara) riflessione sulla società civile di oggi, sulle sorti della
democrazia rappresentativa, sui legami umani dipinti più forti della politica e fors’anche a chiedersi in fondo
se c’è (ancora) un domani.
Florinda Ieva