BARI – al Galleria Roberto Andò con Ficarra e Picone presenta L’ABBAGLIO, un film che tra il serio e il faceto racconta l’impresa dei Mille
di Maria Caravella
A volte le illusioni nella vita riescono a muovere gli uomini verso grandi imprese, la disillusione invece li induce a frenarle. In questa bella storia il regista cerca di mediare queste due grandi emozioni che caratterizzano due stagioni della vita: la prima la giovinezza, la scondo l’età matura. Un pizzico di brio viene dato dalla presenza dei talentuosi Ficarra e Picone, i quali hanno saputo sostenere con disinvoltura un ruolo che altalena il serio al faceto, donando sorrisi carichi di amarezza.
Il film, girato tra Palermo e la terra di Sicilia, è ambientato nel 1860 e racconta l’epopea dei Mille. L’Abbaglio 3° in classifica al Box Office, è stato presentato con grande successo di pubblico al cinema Galleria di Bari dal regista Roberto Andò e dagli attori Ficarra e Picone, intervistati dal giornalista Livio Costarella.
Il 5 maggio 1860. Giuseppe Garibaldi si prepara a compiere l’impresa dei Mille e affida al colonnello Vincenzo Giordano Orsini l’incarico di reclutare i volontari. Tutti hanno una chance dai giovanissimi agli sprovveduti, non manca neanche qualche lestofante che si arruola per sfuggire alla giustizia. Fra questi ci sono anche due siciliani, Domenico, claudicante esperto in fuochi d’artificio, e Rosario emigrato al Nord che racconta di avere un titolo nobiliare e un passato in Accademia militare,
in realtà è un imbroglione, giocatore d’azzardo e baro.
Questo strano esercito, così costituito, intende liberare la Sicilia dai Borbone e unire l’Italia, ma alla prima battaglia, quella di Marsala Domenico e Rosario disertano e intraprendono un movimentato viaggio attraverso le campagne siciliane. Domenico per ritrovare la donna che ha promesso di sposare, Rosario invece per cercare riparo da coloro che ha truffato.
L’Abbaglio racconta il Risorgimento da diverse angolature, a partire da quella dei convinti combattenti, per finire a quella di coloro che ne sono stati coinvolti pur non volendone far parte.
La narrazione da un lato, segue l’impresa dei Mille nelle sue più importanti tappe, guidate da Garibaldi e Orsini, quest’ultimo affiancato da un giovane tenente del nord, irruento e idealista, che non conosce però l’anima del sud Italia. Dall’altro lato c’è il peregrinare di Domenico e Rosario alla conquista di se stessi e del proprio riscatto, lontani dall’ideale dell’unificazione d’Italia. Anche l’accoglienza dei siciliani è divisa; gli umili si schierano dalla parte dei Mille, “abbagliati’ dall’illusione del riscatto sociale, rischiando la vita e fornendo ospitalità e rifugio; i baroni, i preti intimiditi e i mafiosi invece preferiscono non combattere e rimanere sudditi dei Borbone, per non perdere i loro privilegi.
Il lungometraggio di Andò, scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, racconta una pagina importante e insostituibile della storia italiana, distinguendo fra chi si è messo dalla parte giusta della Storia, pagandone tutte le conseguenze, e chi invece ha preferito non esporsi. Ma qual era davvero la parte giusta?
Al centro delle vicende e della Storia c’è soprattutto il popolo siciliano “che si rivela nei silenzi e nelle parole che non dice”, come ricorda Orsini. Un cast ben assemblato dove a Ficarra e Picone, spetta il ruolo di far sorridere, mentre Servillo, Tommaso Ragno (Garibaldi) e Leonardo Maltese (il tenente Ragusin) delineano il percorso drammatico della vicenda che si concluderà nell’abbaglio storico, enunciato nel titolo. Poliedrica e frizzante Giulia Andò, in un intrigante doppio ruolo scenico, che aggiunge leggiadria e ironia ad una vicenda raccontata al maschile.
Un film Ben strutturato, che fa riflettere e anche sorridere, di quel riso amaro che contraddistingue spesso la storia del nostro Sud, una storia di ribellioni soffocate non tanto dalla forza materiale ma soffocate nell’anima. È la storia di quell’ Abbaglio che ci permette di compiere grandi azioni ma non permette all’Italia di cambiare