di Maria Caravella
Due serate di grandi consensi al Kismet, coronate da numerose presenze e soprattutto da ripetuti applausi, per lo spettacolo “La Ferocia”, adattamento dall’omonimo romanzo dello scrittore Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015, in scena lo scorso fine settimana al Teatro Kismet di Bari.
Il romanzo dello scrittore barese trasformato in una piece teatrale
ideata da VicoQuartoMazzini
regia Michele Altamura, Gabriele Paolocà adattamento di Linda Dalisi, narra del degrado morale di una famiglia della sua terra, impegnata, senza alcun limite etico, nella ricerca smodata del successo soprattutto economico.
Nella messinscena le scenografie di Daniele Spanò e il disegno luci di Giulia Pastore hanno un ruolo fondamentale nell’evocare gli spazi in cui i personaggi agiscono, contribuendo a stravolgere la visione dello spettatore mediante un dualismo espositivo e sostanziale, che riflette la visione di Nicola Lagioia nella metafora della coccinella: simbolo della voracità e della freddezza che possono caratterizzare il comportamento umano in scala ampliata.
Sulla scena, compaiono uno dopo l’altro personaggi deplorevoli, remissivi soprattutto nell’assoggettarsi ai compromessi, in particolar modo con azioni sempre alla ribalta della cronaca. Tutti in qualche modo “girano” intorno al cadavere di una giovane donna, uccisa dai clan e fatta credere suicida. Qui si consuma tutta la tragedia interiore dei protagonisti: il cadavere di Chiara Salvemini, figlia del capostipite Vittorio, palazzinaro senza scrupoli, venuto su dal nulla riuscendo a costruire un vasto impero del malaffare aiutato nell’impresa dal figlio ingegnere. L’unica donna presente sulla scena ( perché di Chiara si parla soltanto) è Annamaria, la moglie tradita di Salvemini (Francesca Mazza), incapace di opporsi al marciume che la circonda.
L’orrore che vediamo in scena è posto agli spettatori non solo con i dialoghi tra i personaggi che ne caratterizzano i contorni, ma anche attraverso i loro dolorosi monologhi, che delineano in un continuo crescendo il puzzle della “ferocia”.
L’attesissima trasposizione si è rivelata una potente opera teatrale, un dramma profondo che richiama in qualche modo le tragedie greche.