Nardò è una delle città più importanti e popolose del Salento, subito dopo Lecce, e si affaccia sul Mar Ionio. È celebre per il suo centro storico in stile barocco, ricco di piazze e monumenti di grande valore artistico.
Piazza Salandra è il cuore pulsante della città, un vero capolavoro del barocco salentino. Al centro si erge la Guglia dell’Immacolata, una colonna riccamente decorata, e la piazza è circondata da eleganti palazzi e dal Sedile, l’antico palazzo della città.
Oltre a Piazza Salandra, Nardò vanta la Basilica Cattedrale, il Castello Acquaviva (oggi sede del municipio), e numerose chiese barocche che testimoniano il suo glorioso passato.
Il territorio comunale di Nardò include un tratto di costa ionica di grande bellezza. Le sue marine più note sono Santa Maria al Bagno, Santa Caterina e Sant’Isidoro. È inoltre sede del Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano, un’area protetta con pinete, scogliere e calette dall’acqua cristallina.
Oggi Nardò è una destinazione turistica molto apprezzata, che unisce la bellezza del suo patrimonio storico-artistico a quella delle sue coste incontaminate ma un insolito avvistamento nelle acque di Santa Caterina, in provincia di Lecce, ha messo in allerta gli esperti.
È stato infatti individuato un esemplare di pesce scorpione (Pterois miles), per la verità è il primo caso di avvistamento locale, noto anche come pesce leone, che nasconde spine velenose.
Il pesce scorpione è una specie originaria dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, ma a causa del surriscaldamento globale si sta diffondendo anche nel Mediterraneo, rappresentando una minaccia per la biodiversità locale.
È considerato tra le specie più invasive al mondo, in quanto non ha predatori naturali. L’esemplare avvistato è il primo nella zona di Nardò.
Nonostante la sua pericolosità, gli esperti precisano che la presenza di un solo esemplare non deve creare allarmismo tra i bagnanti.
La sua abitudine di mimetizzarsi tra gli scogli e i fondali rocciosi rende l’incontro casuale poco probabile, ma è fondamentale prestare attenzione e non toccarlo mai, nemmeno se sembra inerte. Le sue spine sono collegate a ghiandole velenifere che rilasciano tossine, con effetti principalmente a livello neuromuscolare.
L’esemplare è stato filmato in una grotta sommersa lungo la costa di Santa Caterina, precisamente nella località “Il Curvone”, da un team di speleosub del Centro di Speleologia Sottomarina Apogon di Nardò.
Il biologo marino Michele Onorato e il collega Damiano Zaza (Università di Bari) hanno documentato l’avvistamento e lo hanno segnalato al Comune e all’assessora all’Ambiente Giulia Puglia.
Il Centro Apogon ha suggerito la cattura e il trasferimento dell’animale presso l’Acquario del Salento di Santa Maria al Bagno, per evitare che la specie possa proliferare ulteriormente e compromettere l’ecosistema marino.
Viviana Miccolis