La notte fra il 19 ed il 20 aprile scorsi, l’Iran attaccò Israele con circa 330 fra droni e missili. Una decisione firmata proprio da Ebrahim Raisi: la risposta al bombardamento di Tel Aviv sull’ambasciata iraniana a Damasco. Era avvenuto il primo aprile. Teheran lo giudicò un’offesa da lavare col sangue.
La replica di Raisi, malgrado la poderosa quantità di armi impiegate, per fortuna non fu tanto cruenta.
Sorprendentemente,a i militari iraniani prima di lanciare droni e razzi balistici, fu ordinato di informare sia gli israeliani che i loro alleati americani, inglesi e francesi.
Evidentemente, il Presidente Raisi non voleva fare sfaceli; intendeva solo lanciare un messaggio pressoché innocuo.
La propaganda atlantica, distribuì, come sempre avviene, veline in tutte le redazioni del mondo.
Il mattino dopo infatti, tutti gli organi di stampa titolarono: “Neutralizzate il 99 per 100 delle armi di Teheran”.
In realtà, il leggendario scudo difensivo israeliano, Iron Dome, coi sistemi mobili “Le fionde di Davide“, oltre alle armi di difesa elettroniche ed i Patriots americani inglesi e francesi, avevano fermato quasi esclusivamente 300 droni. Ordigni insidiosi ma poco veloci, rumorosi e peraltro annunciati“.
Dei 30 missili balistici puntati su Israele, solo sette furono intercettati: i rimanenti 23 raggiunsero obiettivi sensibili e, purtroppo, con relative perdite.
Fu davvero un clamoroso flop quell’attacco di Ebrahim Raisi? Non può essere che in realtà si trattava di un messaggio che nessuno mai ci ha rivelato: “I coriandoli li avete raccolti, ma con i confetti vi abbiamo bucato e sappiamo fare di peggio…“.
L’opus.