Sanità da ripensare o no o cosa?

 

La Sanità dall’Unità d’Italia ad oggi ha avuto diverse leggi e riforme non sempre ben attuate o migliorate, ma quasi sempre distorte.

Nel 1861 la vita media in Italia rispetto ai paesi scandinavi era inferiore di 17 anni e ben 232 bambini nati vivi morivano nel primo anno di vita.  Non esisteva ancora un organo tutelare della salute e nel 1865 tale tutela venne affidata al Ministero dell’Interno.

Nel 1888 si fa un piccolo debole passo e con la legge Pagliani-Crispi si ha primo assetto organizzativo e la Polizia sanitaria diventa Sanità pubblica.

Nel 1907 abbiamo un Testo unico delle leggi sanitarie, poi aggiornato nel 1934.

Nel 1945, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nasce l’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità pubblica.

1° gennaio 1948, entra in vigore la Costituzione italiana e la salute diventa un diritto fondamentale, infatti l’articolo 32 afferma che:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. (…) La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

A tal proposito bisogna dare atto che l’Italia è stata la prima in Europa a riconoscere il diritto alla salute nella sua Costituzione. La salute è un bene di rilevanza collettiva e soprattutto diritto individuale inviolabile e assoluto. 

La sanità sino al 1978 resta variegata o meglio disordinata, fatta da innumerevoli mutue; i lavoratori e i datori di lavoro davano il loro contributo per poter usufruire dell’assistenza, era una gestione fondata su criteri assicurativi. I medici erano convenzionati con tante mutue anche molto diverse tra loro, i medici (e ostetriche) condotti dipendevano dai Comuni e si occupavano anche di sanità e igiene pubblica.

Il 28 dicembre 1978 con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 360 della Legge 833/78 viene istituito il Servizio Sanitario Nazionale, Riforma Sanitaria che soppiantava il disordinato sistema mutualistico. La legge 833 del 1978 ha previsto l’uguaglianza delle cure per ogni cittadino italiano indipendentemente dal lavoro svolto e senza distinzione di censo e di reddito. Bisogna arrivare agli anni ’90 per avere una revisione poiché le esigenze finanziarie per sostenere il SSN nazionale sono man mano aumentate.

Il 30 dicembre 1992 con la lgs.n. 502, le U.S.L. vennero trasformate in A.S.L (aziende sanitarie locali), dotate di autonomia e svincolate da un’organizzazione centrale a livello nazionale, poiché dipendenti dalle regioni italiane.

Nel 1994 si adotta il sistema dei Diagnosis Related Groups (DRG) (sistema nato negli USA negli anni ’80), quale classificazione dei ricoveri ospedalieri per acuti nell’ambito del Servizio sanitario nazionale (SSN), al fine di quantificare la remunerazione degli ospedali.

I risultati cominciano a vedersi: nel tempo si ha aumento del numero di   diagnosi, riduzione della durata delle degenze, aumento del numero complessivo dei ricoveri e selezione dei pazienti da ricoverare, ma per contraltare si ha manipolazione della scheda nosologica, ricoveri non necessari, dimissioni troppo precoci e ridotta accessibilità del sistema.

Nel 1999 (riforma Bindi); il potere delle Regioni si rafforza vieppiù e si introduce l’aziendalizzazione, in modo da garantire a tutti i livelli uniformi ed essenziali di assistenza e le prestazioni appropriate.

Tutto teoria di cui le strade dell’inferno ne sono lastricate, in realtà la regionalizzazione della sanità si è trasformata in una moltiplicazione di distinti sistemi sanitari in concorrenza tra loro.

Risultato:

Si è passati dalla cura dell’ammalato, alla cura della malattia, infine si cominciò a curare il bilancio e dopo nemmeno quello, infatti dalla creazione dei DRG il risultato è che non si cura niente e nessuno.  La funzione del medico è limitata, abbiamo specialità nella specialità il medico di questo particolare o di quell’altro …. Ecografi, Tac, Risonanza, Radioisotopi e quant’altro e sono loro che decidono e i pronto soccorso sono diventati centri di smistamento.

Ai reparti ospedalieri o alle cliniche universitarie vengono caricati come passivo esami di laboratorio, Rx. Rmn, eco e quant’altro anche se richiesti nella stessa struttura ospedaliera o universitaria tutto in base ai famosi DRG, è un cane che si mangia la coda.

Si è passati dai capitolati di spesa distribuiti dalla regione ad un tot generale in base alle presunte necessità di ogni singola ASL. In pratica si guarda la situazione di quell’ASL nel territorio ed il numero degli abitanti e si dà un tot forfettario e l’ASL con quello deve provvedere a tutte le sue incombenze. Una volta la regione erogava mediante capitolato gli stipendi ai sanitari e quindi quando un medico o infermiere andava in pensione o si trasferiva non inviava più il corrispettivo, interesse dell’ASL era assumere un nuovo sanitario altrimenti la regione non mandava più i soldi. Oggi invece il tot rimane fisso indifferenziato e l’escamotage per avere più fondi consiste nel non sostituire chi va in pensione tanto i soldi sono sempre quelli e si possono utilizzare per altro, in realtà gli sprechi sono aumentati, gli operatori sanitari sono oberati di lavoro e le costose apparecchiature lavorano non 24 ore, ma a rango ridotto.  Questo fa capire perché vi è una cronica mancanza di medici e paramedici. Il turnover innanzi tutto e i pazienti vengono dimessi a tamburo battente con le conseguenze che si toccano ogni giorno con mano, un efficientismo continuo basato su parametri che in realtà hanno disumanizzato la medicina, il paziente è solo un numero da essere sostituito al più presto con un altro numero. Si è perso l’amore sanitario, i medici (vecchia maniera) non esistono più, ci sono i laureati in medicina oberati ed ossessionati dall’efficientismo e dai DRG, ma in pratica non hanno fatto nessuna pratica, nessuno apprendimento. Lo scrivente ricorda che si rubava il mestiere guardando cosa facevano gli altri, a Capodanno, a Natale, a Ferragosto a Pasqua e nei festivi si era lì pronti a darsi da fare quando non c’era il boss e comunque si  agiva sempre con la supervisione del medico anziano che provvedeva a controllare ed a indirizzare ed il reperibile era a contatto telefonico pronto a venire in reparto. Oggi con la scusa del Covid tutto è una confusione e, dispiace dirlo, non tutti gli ammalati riescono ad avere le cure adeguate specialmente nel postoperatorio o nelle veloci dimissioni. Tutti gli ospedali sono diventati Covid Covid Covid i reparti trasformati, anche quelli pediatrici. La medicina del territorio è mortificata e i medici di base sono comandati ed agiscono in funzione delle disposizioni e di quanto è nel programma del computer, praticamente sono stati sostituiti da esso.

La domanda è. e comunque rimane: Sanità da ripensare o no o cosa, intanto tra zona rossa, arancione, gialla o gialla rafforzata è rimasta solo la Sanità grigia.

Ve lo ricordate il più moderno dei medici? Il medico e filosofo di Kos Ippocrate? Scriveva sull’importanza della comunicazione con i malati “Non è facile a loro comprendere le proprie malattie perché insorgono e scompaiono, agevole invece se altri le scopre e le spiega……ma se manca di farsi comprendere dai profani … mancherà anche il proprio obiettivo.  La scienza è ben diversa dall’opinione.

Giuseppe Femiano

 

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