Siamo finiti in mezzo ai caporali
Ho l’impressione che il principe Antonio De Curtis in arte Totò avesse ragione quando diceva «si stava meglio quando si stava peggio».
Abbiamo migliaia e migliaia di individui abbarbicati ai posti di comando che sempre con le solite facce di bronzo ci ammanniscono continuamente perle di saggezza e pur in antitesi profonda fra loro rimangono incollati alle poltrone. Ultimamente più del virus Covid prolificano centinaia e centinaia di esperti e super esperti (sic!!!), ma sempre con la stessa faccia ad ogni Dpcm se ne aggiungono altri. Task force a iosa, ma scusate perché anglicismi a gogò, a questo punto visto che ormai per questi individui la lingua italiana è desueta perché non usare la lingua madre ed invece di task force andrebbe meglio il latino Vi opus.
Ogni giorno a Palazzo Chigi (pardon Mercatino di Natale) ci sono novità insulse ad esempio oggi abbiamo un’Italia appesa all’incontro Conte – Renzi.
Sono come i caporali di Totò, ve li ricordate, o meglio come i noti ladri di Pisa continuano a litigare di giorno ma di notte (indennità notturna) vanno assieme a rubare; si concertano con perle di saggezza nei Dpcm e simili ad ammannire al popolo pecora.
Totò nel film dice allo psichiatra: «Ai caporali contrapposi gli uomini, ossia le persone per bene, capaci anche di esercitare la loro autorità, se ne hanno, senza abusarne» «L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. (…….) Caporali si nasce, non si diventa. A qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera».
Questo breve monologo, il cui significato politico oggi diventa evidente, è considerato il testamento spirituale dell’attore napoletano.
Caro principe so che stai bene lassù e rendi allegri i tuoi eterei e fortunati astanti, ma ci manca la tua saggezza mascherata da vis comica.
Giuseppe Femiano