di Maria Caravella

Una giovane donna entra in scena indossa un look anni ottanta: una salopette in  jeans, una maglietta bianca, delle scarpe da ginnastica. Ha capelli lunghi e lisci, come si usava portarli in quegli anni.  Sullo sfondo una grande lavagna in sughero,  come quelle che ancora  si tengono in  cucina, per appuntare con delle punes promemoria importanti, che potranno risultare utili  a tutti i membri della famiglia.  Sul lato sinistro del palcoscenico i faldoni di un archivio da cui la protagonista, pian piano tirerà fuori dei manoscritti, delle foto, delle prove  che serviranno a far  meglio comprendere al pubblico in platea la storia che sta per essere raccontata. Si tratta di quella  di Emanuela Orlandi, una ragazza di 15 anni, la cui scomparsa avvenne a Roma il 22 giugno 1983. Il caso presto si trasformò in uno degli episodi più misteriosi della storia, rimasto ancora irrisolto, che coinvolse lo  Stato Vaticano e lo Stato Italiano, l’Istituto per le opere di religione, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Stati, nonché la Banda della Magliana e alcune organizzazioni terroristiche internazionali. Alla scomparsa di Emanuela fu collegata la quasi contemporanea sparizione di un’altra adolescente romana, Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983 e anche lei mai più ritrovata.
Un manifesto affisso nel 1983 per le strade di Roma, in occasione della sparizione, che ancora tanti ricordano, riproduce l’immagine di  una ragazza dal volto pulito,  dai  lunghi capelli neri con sulla fronte  una bandana scura,  quasi a simulare  il  look da figlia dei fiori, come allora andava di moda.  Emanuela oltre ad essere una ragazza molto bella, dai tratti mediterranei, era un adolescente intelligente e preparata, piena di vita. Molto brava a scuola, suonava divinamente Chopin al pianoforte, amava Claudio Baglioni e le sarebbe piaciuto  intraprendere una brillante carriera in ambito musicale.
Stiamo parlando de “La cittadina vaticana Emanuela Orlandi”. Scritto e diretto da Giovanni Gentile,
con Barbara Grilli. Come afferma Gentile nella sua interessante performance: Il caso Orlandi è il più grande caso di depistaggio nella storia d’Italia. Emanuela,  cittadina vaticana, in quanto residente nelle mura dello Stato papale perché suo padre è un impiegato della Santa Sede, viene rapita  mentre Papa Giovanni Paolo II è in Polonia per quello che verrà ricordato come il viaggio che ridusse in frantumi l’Unione Sovietica. La domanda che ci si pone è: “Perché la mattina del 23 giugno il Segretario di Stato Vaticano sente il bisogno di “disturbare” Woytila in Polonia per avvisarlo della scomparsa di una ragazzina che può essere semplicemente rimasta a dormire fuori  casa? Perché è lo stesso Woytila  il primo a parlare, durante l’Angelus del 3 Luglio, di rapimento e non di semplice scomparsa? Perché si crea ad arte la “pista internazionale” depistando fino al 1997 tutta l’indagine? Perché la polizia e i servizi segreti non indagano sulle testimonianze degli amici di Emanuela? Chi è veramente quell’uomo che si spaccia per un impiegato dell’ Avon  e offre ad Emanuela 375.000 lire per distribuire volantini ? Forse Renatino De Pedis?
Perché il Vaticano prima ammette che esiste un “dossier Orlandi” poi smentisce categoricamente di possedere carte relative alle indagini? E poi le tre archiviazioni, la Banda della Magliana, i servizi se greti, la basilica di Sant’Apollinare, la pedofilia, lo IOR.  Perché…
Sono domande che Gentile si pone e socializza con il pubblico, allo scopo di far riflettere, affinché tanti casi di giustizia non rimangano irrisolti,  ma si faccia luce su di essi, affinché la giustizia diventi veramente quello che dovrebbe essere: “uguale per tutti” frase scolpita in ogni aula di tribunale. Alla fine di questa piece l’unica domanda vera, a cui nessuno ancora è riuscito a dare una risposta è una sola: dov’è Emanuela?

L’ultima replica dello spettacolo andrà in scena stasera alle ore 20,45  presso l’Auditorium “G. Moscari a Bari. Adiacente la Parrocchia di San Sabino

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