Io leggo Giorgia
“Non venderò il libro della Meloni perché non voglio far crescere certa editoria“. Lo ha scritto sul suo profilo FB una libraia romana, Alessandra Laterza che opera a Tor Vergata, popolare quartiere della capitale.
Il post non poteva passare inosservato per due ragioni. La prima è che l’autrice di “Io sono Giorgia“, è la leader politica che, secondo i sondaggi, in questo periodo sta macinando consensi su consensi. In secondo luogo la libraia romana condivide il suo cognome (n.d.r. si tratterebbe solo di un caso di omonimia) con una tra le più prestigiose case editrici italiane, la barese Laterza.
L’opinione pubblica è divisa. Da un lato chi sostiene che un’imprenditrice può vendere quello che vuole. Altri invece ritengono che la censura sul piano culturale è una colpa gravissima, è come gettare quel libro al rogo.
Se lo scopo della libraia era quello di contenere la promozione del libro della leader di Fratelli d’Italia, il suo è stato un enorme autogol. Sulla sua scelta ideologica si è abbattuta la scure della legge del contrappasso, secondo cui la pena deve essere in perfetta antitesi con la colpa. Rizzoli che edita “io sono Giorgia“, comunica che il libro è destinato a raggiungere al più presto le vendite in linea con i Best Sellers del momento.
L’opus

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