ARRIVA IL TERZO EPISODIO DEL FORMAT UFOLOGICO

E siamo già arrivati al terzo episodio della nuova produzione radio-televisiva “La verità è la’ fuori” sugli UFO (Unidentified Flying Objects), ovvero “Oggetti Volanti Non Identificati”.  Il programma, si ricorderà, è stato ideato e scritto dall’emittente barese Media Tv, con la collaborazione del Centro Ufologico Nazionale (CUN).

Nella puntata andata in onda il giorno 20 marzo 2021 su MG Radio e Media TV 4k, il tema centrale della trasmissione è stato la paleoastronautica, con relatore principale Antonio De Comite, Responsabile Provinciale del CUN Taranto..

Vi è stata una breve introduzione d’apertura del Coordinatore Regionale del CUN Puglia Mauro Panzera, il quale ha introdotto la questione nei suoi aspetti generali, rammentando la “valenza oggettiva” del fenomeno ufologico, il quale trascende i limiti di spazio e di tempo. L’uomo ci convive forse sin dalla notte dei tempi, praticamente in tutto il mondo. Fondamentale, al fine di inquadrare correttamente la tematica, è il concetto di “Ooparts” acronimo che sta per “Out of Place Artifacts” (ovvero “Oggetti fuori del contesto”), che da anni sono all’esame dei ricercatori ed in particolare del CUN, il quale ha organizzato numerosi Simposii sulla paleoastronautica a San Marino.

Antonio De Comite ha esordito parlando dell’origine del cosiddetto “Culto del Cargo” nato nel corso della seconda guerra mondiale nelle isole polinesiane, che videro come protagonisti inconsapevoli gli americani, che utilizzavano come scorciatoie di lancio per il Giappone, i quali furono “deificati” dagli aborigeni locali in quanto “scesi dal cielo” a bordo di “uccelli di ferro” per dar loro una mano a sopravvivere. Questo culto simile è presente nei miti delle civiltà antiche, le quali vedevano scendere dal cielo, su navi aeree, esseri tecnologicamente avanzati, anch’essi nominati divinità, ma in carne ed ossa.

Questa introduzione è stata il viatico per entrare direttamente nel tema della paleoastronauica (o preastronautica) disciplina che ipotizza la presenza sulla Terra in un lontano passato di una, o più, civiltà allogene che, forse, crearono la specie umana, forse per una seconda volta per via di una catastrofe globale dovuta ad impatti meteoritici e ricordata nei miti ancestrali di ogni antica civiltà come “Diluvio”, avvenuta circa 11.600 anni fa, per poi andar via con la promessa di ritornare. Di questa ipotesi esiste una variante, molto intrigante, che non fa riferimento però ad una civiltà aliena proveniente dal cosmo, ma ad una civiltà originatasi qui sulla Terra, forse anch’essa prima dell’uomo, la quale successivamente prese una linea evolutiva differente, andando a vivere in città sotterranee oppure sottomarine.

Successivamente De Comite si è concentrato brevemente sulla clipeologia, disciplina che studia gli avvistamenti UFO in un lontano passato e presenti nelle antiche cronache, nei testi religiosi, nelle iconografie e così via, facendo alcuni esempi:

In primis cita il “Libro dei Prodigi” scritto da Giulio Ossequente, storico romano e vissuto nel IV° secolo e del quale si sa molto poco, nel quale si illustrano  avvenimenti anomali avvenuti in quel periodo su Roma e dintorni come ad esempio visioni spettrali, apparizioni di meteore che annunciavano catastrofi imminenti, caduta dal cielo di animali e oggetti ma anche di strani avvistamenti nei cieli come ad esempio i clypei ardentes (che sta a significare scudi infuocati) che hanno le stesse caratteristiche degli UFO odierni. De Comite cita altri esempi presenti nelle opere d’arte rinascimentali dove, sovente, sono presenti quelli che oggi definiremmo dischi volanti, oppure  testi religiosi dove si parla, come ad esempio nello nostra Bibbia, della Gloria del Signore e di Carri celesti come quello descritto ad esempio dal profeta Ezechiele e del quale se ne interessò anche la NASA negli anni Settanta del secolo scorso con l’ingegnere Joseph Blumrich, il quale utilizzò la descrizione particolareggiata fatta da Ezechiele per i primi concetti di prototipi di sonde spaziali statunitensi, ma non solo la nostra Bibbia ha queste descrizioni. Anche in India nel Vimanika Shastra, testo sacro indu, abbiamo la descrizioni di Vimana, veicoli aerei avanzati.

Continuando De Comite si concentra sulla scienza, e come la stessa scienza si pone nei confronti della Teoria degli Antichi Astronauti. Il relatore afferma che si pone in modo ambiguo. Se ufficialmente la rigetta, molti scienziati l’accettano ma preferiscono restare nell’ombra per via di possibili ripercussioni alle proprie carriere universitarie e lavorative. Alcuni di essi però sono più coraggiosi ed hanno elaborato studi e tesi scientifiche in merito. De Comite cita ad esempio Jason Wright (professore associato di astronomia e astrofisica alla Pennysilvania State University), Silvano Colombano (professore con un dottorato di biofisica presso l’Ames Research Center) e la già nominata in precedenza NASA che, nel 2014, riteneva la paleoastronautica come “plausibile”, per non parlare poi del famoso Carl Sagan, scettico sugli UFO, che però non negava la possibilità, ritenendola “degna d’attenzione” la presenza di Antichi Alieni in Mesopotamia nel 6.000 avanti Cristo. Inoltre cita Francis Crick, co-scopritore assieme a James Watson dell’elica del DNA che gli valse, nel 1953, il Premio Nobel, il quale decenni dopo affermò che la vita sulla Terra e su altri corpi celesti fosse stata inseminata da sonde artificiali extraterrestri, dando origine alla Teoria della Panspermia Guidata.

Successivamente De Comite ha presentato le sette prove che, secondo il relatore, erano a favore della Teoria degli Antichi Astronauti che riassunte sono:

1) La presenza di un mito globale di dei scesi dal cielo, creatori della specie umana sapiens, che istruirono i primi uomini con i concetti basilari come l’agricoltura, la metallurgia, l’astronomia, la planimetria, la matematica e così via.

2) Le somiglianze a livello mondiale delle tecniche di costruzione nei tempi antichi fino alla cosiddetta Età della Pietra. Soprattutto il fatto che più antico è un sito, più incredibile è il peso delle pietre spostate.

3) Le piste di Nazca in Perù, non riferendosi ai geoglifi, che sono raffigurazioni di animali di vario tipo che si posso vedere solo dall’alto, ma a vere e proprie montagne che sembrano state tagliate con una tecnologia antidiluviana dimenticata.

4) Puma Punku (nel complesso di Tiahuanaco) in Bolivia e Saqsayhuaman in Perù. Queste opere in pietra sono così incredibili, che sono molto difficili da spiegare con qualcosa di diverso da strumenti e tecniche avanzate e ipoteticamente non umane.

5) L’altopiano di Giza in Egitto, con il mistero eterno delle tre piramidi e altri siti egiziani antichi, come ad esempio l’Osireion e il Serapeo.

6) Gli allineamenti astronomici mondiali della “cultura megalitica” e l'”ossessione” degli antichi per le stelle e il cielo.

7) I culti e i rituali che sono molto simili in tutto il mondo e che hanno qualcosa a che fare con l’alterazione del corpo per assomigliare agli dei. Quando si parla di “alterazione di un corpo”, De Comite si riferisce a quella tecnica, presente ancora oggi in alcune etnie globali, di allungamento del cranio sin dalla tenera età per assomigliare ai loro antenati, poi divinizzati, allungamento che viene fatto utilizzando dei fasci di cuoio e legno. Si perché, incalza il ricercatore, almeno fino a 4.500 anni fa sulla Terra era presente una specie umana non Sapiens dolicocefala, nata in quel modo senza la presenza di sutura craniale. Nel mondo di crani di questo genere ne sono stati trovati a migliaia, dall’Egitto, a Malta alla Russia, ma soprattutto in una delle zone più misteriose al mondo, il Perù, e in modo specifico a Paracas. Esseri che poi sono misteriosamente scomparsi, ma che avrebbero avuto delle conoscenze e un sapere altamente avanzato rispetto all’Homo Sapiens.

De Comite poi si dichiara certo che la storia preistorica sia tutte ancora da riscrivere, ma il  problema è che ancora oggi molti testi scolastici non vengono aggiornati. Ad esempio nel 1995 in Turchia a Gobekli Tepe ci fu una ri-scoperta archeologica rivoluzionaria, ri-scoperta in quanto se ne parlava, ma senza approfondimento alcuno, già a fine anni Sessanta del secolo scorso. Una serie di strutture di pietra, con monoliti a forma di T rappresentanti la figura di esseri antropomorfi senza testa e non umani, finemente scolpiti con animali e simboli, alcuni non identificati. La squadra di archeologi, capeggiata dal compianto professore Klaus Schmitd, ipotizzò essere la più antica rappresentazione di un tempio. Il problema però era l’età di costruzione, almeno 12.000 anni fa. Una cosa impossibile fino al quel momento, perché si pensava fino al 1995 che nacquero prima le società stanziali, le città e poi i templi, non il contrario. Per non parlare poi dell’agricoltura che bisogna far anticipare di almeno 1.000-2.000 anni. Una struttura immensa, preservata visto che all’origine fu volutamente interrata sotto una collina per motivi misteriosi. Ed è stato scoperto solo il 5%. C’è chi ipotizza inoltre che la struttura scoperta non fosse un tempio ma un osservatorio astronomico e che quel misterioso popolo avesse conoscenze avanzata in planimetria e geometria. Un “non senso” dal punto di vista storico. Ma nonostante questa scoperta porti a rivoluzionare la preistoria come la conosciamo, nei testi scolastici si continua ad affermare che le prime forme di civiltà e le prime città nacquero in Mesopotamia 6.000 anni fa. Un vero peccato che non se ne parli.

Per concludere De Comite si concentra su alcuni casi di presunte presenze aliene nel passato in Puglia. Ad esempio, come riportato nel libro scritto da Isabella dalla Vecchia e Sergio Succu dal titolo “Antiche presenze aliene in Italia”, a Noci in provincia di Bari, su un architrave che risalirebbe tra il 1300 al 1550 e che si trova nei pressi della Chiesa Madre, si trova scolpita la figura che ricorderebbe un alieno di tipo Grigio, quello che nei rapimenti alieni viene rappresentato con la testa sproporzionata rispetto al resto del corpo. Forzatura interpretativa o meno, è un elemento che merita una degna considerazione. Come degna considerazione meriterebbero le pitture presenti a Porto Badisco (in provincia di Lecce) nella grotta preistorica omonima (accanto alla quale c’è quella del Serpente), che sembrerebbero rappresentare quelli che oggi definiremmo dischi volanti e entità non umane. De Comite ricorda che anche il collega Mauro Panzera e l’allora Coordinatore per l’Italia Meridionale del CUN per la Campania Giuseppe Colaminè studiarono il caso, soprattutto in merito alla testimonianza dello scopritore della Grotta del Serpente, lo speleologo Isidoro Mattioli deceduto nel 2016, il quale in ben due occasioni avrebbe sentito un rumore simile ad un tam tam e il presunto avvistamento di una entità umanoide, con il cranio ovale appuntito e occhi rossi, entità alta 80 centimetri. Molti hanno parlato di falso, ma il caso resta ancora aperto. Come degno di attenzione è un dolmen che si trova a Statte in provincia di Taranto, dove nella zona circostante si troverebbero delle tracce di quello che sembrerebbe ricordare una specie di rullo o cingolato. Il problema è che quelle tracce risalgono come minimo al Neolitico e i cingolati non erano presenti a quell’epoca. Quindi la Puglia sembrerebbe per davvero ricca di tracce che ricorderebbero gli antichi astronauti.

La puntata è stata coordinata da Vincenzo Campanelli.

Antonio De Comite

Mauro Panzera

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