di Maria Caravella

In una Parigi straordinariamente critica per partito preso, accanita contro un musicista tedesco, Richard Wagner, vede nei suoi tre concerti eseguiti nella capitale francese un rifiuto da parte del pubblico, che non manca occasione di fischiarlo e schernirlo. Un “umile ammiratore: Charles Baudelaire ”, imbarazzato dagli articoli e dalle recensioni facilone e calunniose dei suoi connazionali, gli scrive, allontanandosi dalla folla superficiale e incattivita:

È questo mirabile, questo immortale istinto del bello che ci fa considerare la terra e i suoi spettacoli come una percezione, come una corrispondenza del Cielo. La sete insaziabile di tutto ciò che è oltre, e che la vita rivela, è la prova più viva della nostra immortalità. È con la poesia e attraverso la poesia, con la musica e attraverso la musica che l’anima intravede gli splendori che stanno oltre la tomba; e quando una poesia squisita porta le lacrime sul ciglio degli occhi, queste lacrime non sono la prova di un eccesso di godimento, ma piuttosto la testimonianza di una malinconia irritata, di una postulazione nervosa, di una natura esiliata nell’imperfetto e che vorrebbe impadronirsi immediatamente, su questa terra stessa, di un paradiso rivelato”.

In sintonia con la simbiosi poesia-musica fin qui descritta, presso il Teatro Abeliano di Bari è proseguita la stagione musicale 2021 del Collegium Musicum, proprio con un omaggio al bicentenario della nascita del grande scrittore e poeta francese Charles Baudelaire, realizzato in collaborazione con l’Alliance Française di Bari. La serata intitolata «Baudelaire e Wagner: quando la musica si fa poesia» ha visto il Collegium Musicum, diretto da Rino Marrone, protagonista in un impaginato con musiche di Richard Wagner: «Preludio e morte di Isotta» (dall’opera «Tristano e Isotta», nella trascrizione per quartetto d’archi di Coen Schenck) e «Idillio di Sigfrido», per orchestra da camera. Protagonista della serata anche il  musicologo Sandro Cappelletto, con un suo racconto dedicato al rapporto di amicizia che intercorse tra Wagner e Baudelaire.

Da quanto declamato in versi ed eseguito in musica dal concerto si evince che Charles Baudelaire non opponeva resistenza al potere della musica, “che lo trascinava verso gli abissi o verso il firmamento: i due opposti sono entrambi evocati nei versi del suo sonetto, «La musique». Quando, a Parigi, nel 1860, il poeta scopre la musica dell’avvenire di Richard Wagner, la sua reazione è di immediata adesione”e finisce per considerare Wagner “il più genuino rappresentante dello spirito moderno”. Un concerto gradevole e convenientemente studiato, reso però poco dinamico nella scelta stilistica fra esecuzione musicale e lettura scenica.

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