di Maria Caravella

Nicola Pignataro per le sue performance teatrali si ispira quasi sempre alla quotidianità e anche per questo il  successo è sempre assicurato. Gli spettatori, gente comune, si identifica spesso con i protagonisti delle sue storie. È il  caso di “Ultimo tango a Japigia” di e con Nicola Pignataro, Annalena Cardenio, Franco De Giglio, Nicola Traversa, Ileana Pepe, Giuliano Ciliberti e Franco Minervini, dove il protagonista che se la cava  abbastanza bene con la chitarra, ma che purtroppo per alcune vicende della vita è stato costretto a fare  il netturbino,  non ha mai perso la speranza di raggiungere il successo. Sa del Festival di Sanremo e decide di scrivere  una canzone intitolata proprio  “Ultimo tango a Japigia”.  Comincia così  a sognare  il successo  e pensa di diventare lui il vincitore del Festival della canzone italiana. Numerose saranno le vicissitudini che il nostro protagonista dovrà affrontare condite dalle numerose gag e  situazioni esilaranti, che Nicola Pignataro con grande maestria riesce a porgere al pubblico.

Dietro le quinte del Teatro Purgatorio a Bari, abbiamo incontrato  Pignataro con cui abbiamo avuto il piacere di conversare:

Come è nata l’idea di questo spettacolo?

In genere uno spettacolo  nasce da un’ispirazione.  Tutto parte da un’idea, io che sono l’autore della commedia cerco di creare un fil rouge, sul quale imbastire una storia divertente e così piano piano, cerco di far prendere corpo alla piece. Di solito questo avviene quando sono da solo in macchina. La mia comicità non si gioca mai su parole sconvenienti, anche perché i miei lavori sono per un pubblico eterogeneo, in particolar modo sono rivolti alle famiglie.  Quando la Commedia viene  da me completata, la testo con i miei attori, ne discuto con loro e poi una volta approvata dall’intera compagnia la presentiamo al pubblico.

Lei è un Decano del teatro barese. Qual è il segreto del suo successo?

Professionalità e umiltà, dovrebbero essere i segreti di ogni artista. Essere intuitivi, capire quello che la gente vuole e poi naturalmente il talento, quello è un dono naturale che contraddistingue solo pochi. Non bisogna aver paura di sbagliare perché dagli errori spesso si impara. A tal proposito ho fatto mio un detto di Nelson Mandela:”Io non sbaglio mai, io imparo”.  Questo è sicuramente un presupposto di umiltà.

Il suo pubblico  da chi è composto?

Come le ho già detto il mio pubblico è molto eterogeneo. Una volta Peppino Monteuliveto, che è stato  direttore del teatro Piccinni dal 1978 fino agli anni 90, all’epoca rappresentavamo lì le nostre commedie con Mariolina De Fano,  mi disse: “Nicola qui vengono di tutte le razze,  anche gente che non è mai stata a teatro,  è venuto un signore che mi ha chiesto addirittura  una cabina, io gli ho risposto che qui non siamo alla spiaggia, forse vuole un palco? A sì proprio quello ha risposto” . Con questo voglio dire che modestamente riesco ad attrarre agli spettacoli teatrali anche persone che a Teatro non ci sono mai andate.

Secondo lei perché?

l’ho detto prima,  cerco di dare quel che la gente vuole, mi ritengo competente con una certa dose di esperienza  e la gente è felice di venire ai miei spettacoli. Ritengo poi che ci siano attributi e circostanze che rendono  un artista di successo oppure no.

Lei si ritiene una persona fortunata nel suo ambiente?

Sicuramente mi ritengo fortunato, ma mi ritengo anche una persona soprattutto competente. Diceva Eduardo De Filippo: “Quando la fortuna si ripete è classe”. Sono anche convinto che la fortuna bisogna saperla cogliere, se una persona è intelligente riesce a farlo. Molto spesso vado in Sud America a trovare i nostri connazionali, lì spesso  mi è capitato di vedere su alcune porte dei ganci, ho chiesto loro a cosa servivano, mi hanno risposto che quel gancio serve ad agganciare la fortuna quando passa.

Sarebbe così gentile da formulare un invito per dei potenziali spettatori, che in queste serate del Festival di Sanremo dovessero scegliere “Ultimo tango a Japigia” come alternativa

Si tratta di uno spettacolo da non perdere, prima di tutto perché “Ultimo tango a Japigia” è una commedia comica molto divertente e poi i medici ci ripetono che la risata è terapeutica, quindi è molto meglio spendere dei soldi per andare a Teatro anziché in farmacia.

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