di Maria Caravella

Sold out, al teatro Piccinni di Bari, per tutte le repliche di Samusà con Virginia Raffaele, il suo ultimo spettacolo, per la regia di Federico Tiezzi. L’approccio della Raffaele con il pubblico barese è stato semplice e schietto, il risultato: un rapporto di simpatia e complicità.
Virginia Raffaele non ha bisogno di presentazioni: è attrice e conduttrice televisiva, è un’imitatrice, una ballerina. Un’artista completa insomma. Ma ci tiene a precisare che è stata anche una “giostraia”. Sì proprio così, sono infatti i suoi ricordi a dar vita ai diversi quadri scenici che compongono Samusà. Il suo è uno spettacolo raccontato: Virginia è una bambina nata e cresciuta in un Luna Park – chiamato Luna Eur, proprio perché situato a Roma nel quartiere Eur.
I suoi ricordi sono teneri e molto realistici: “Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Faccio uno dei mestieri più antichi del mondo quello di far divertire il pubblico e per questo mi pagano”.
La vita di giostraia l’ha segnata sotto tutti gli aspetti anche nell’utilizzo del gergo di quell’ambiente, che ha imparato da bambina tra cui c’è “Samusà” una specie di esortazione, usata nei luna park, per invitare al silenzio, perché lo spettacolo sta per cominciare. Infatti non appena il sipario si apre e lei compare sul palco, tutto il pubblico, anche quello fino a quel momento distratto, “fa silenzio”. Samusà significa proprio : “fai silenzio”.
Un titolo scelto anche per richiamare l’attenzione sul messaggio più profondo che l’artista intende veicolare al suo pubblico, tra l’altro in francese, nell’accezione “s’amuse” indica il verbo riflessivo “divertiamoci”. E non può che essere così, infatti assistendo al “racconto autobiografico proposto per quadri” la Raffaele realizza sul palcoscenico una sorta di monologo che è contemporaneamente un insieme di ricordi e un percorso immaginario tra gli stand del Luna Park.
La Raffaele si trasforma in una moderna Alice nel Paese delle Meraviglie, attorniata dai relativi coniglietti , tre ballerini che la accompagnano in questa singolare avventura. Si aggira così negli ambientin di un Luna Park e lì “si perde e si ritrova”.
Immagina di fare da guida ai visitatori incuriositi che, rimangono all’ingresso, sbirciando dentro alla ricerca di qualche attrazione che li distolga magari dagli inseparabili smartphone.
La Raffaele così a seconda del racconto diventa l’uno o l’altro giostraio, ma anche qualche personaggio famoso ritenuto suo cavallo di battaglia come Patty Pravo o la signora anziana sul letto che scherza al telefono con le amiche; si racconta, narrando di come non sia per anni entrata in un Luna Park dopo la chiusura del “suo”, sentendosi quasi “sfrattata”da se stessa. A seguire ancora qualche imitazione e l’analisi di tutti quei personaggi che frequentavano il tiro a segno e il Luna Park prima che chiudesse; l’odore di caramello, il rumore che accompagnava tutta la giornata fatta di riti e di miti, e poi non potevano mancare esibizioni finalizzate a riproporre le sue doti canore in diverse parodie.
Un’ora e mezza di intrattenimento all’insegna del buon umore, con qualche intervento da parte dei ballerini coniglietto che richiamano la favola di Lewis Carrol con Virginia che rimane Alice o diventa all’occorrenza il Cappelaio Matto. E poi si passa a dar voce a tutte le personalità che l’artista contiene dentro di se, passando con nonchalance da Maria De Filippi a Belen.
Al termine dello spettacolo ci si rende conto che Virginia Raffaele può indossare i panni di chiunque voglia, divertendo il suo pubblico sempre entusiasta della sua presenza come è accaduto al teatro Piccinni di Bari.

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