di Maria Caravella

Uno spettacolo di grande successo al Teatro Forma di Bari, quello del noto comico romano Dado, al secolo Gabriele Pellegrini. Inserito nella rassegna di cabaret teatro 2023 “Risollevante”, organizzata dall’associazione culturale Sirio della famiglia Tagliente, che ogni anno realizza a Martina Franca il Festival del Cabaret, con la collaborazione  l’associazione  Echo Events  di Donato  Sasso.
Due ore sul palcoscenico, in cui l’artista col fare da navigato showman ha saputo intrattenere in modo brillante  la platea quasi sold out. A tutto tondo è uno spettacolo esilarante realizzato attraverso poliedriche tecniche espressive con  cui Dado  manifesta in maniera intelligente, il rapporto dell’uomo moderno con lo Smartphone e i social, senza demonizzare però gli ausili tecnologici del nuovo secolo. Durante la serata Dado ha ripercorso a ritroso le modalità espressive  in uso negli anni  80, quando la tecnologia faceva solo capolino e la gente comune privilegiava i rapporti umani. L’artista oltre a dimostrare una spiccata vis comica, è stato capace di esternare con grande professionalità le sue qualità canore, parodiando molti testi di canzoni famose a quell’epoca, alla luce delle nuove abitudini del mondo dei  social, capaci di farci riflettere sulla scarsa autenticità dei rapporti umani e sociali demonizzati da un cattivo uso della tecnologia…

Dietro le quinte abbiamo incontrato Dado  con cui abbiamo avuto il piacere di conversare

Perché “A  tutto tondo”?

“A tutto tondo”, soprattutto perché sono da solo sul palcoscenico e quindi devo intrattenere il pubblico facendo tutto da me. Nella messa in scena di una commedia ci sono più attori la gestione viene cosi suddivisa, nel mio caso questo non accade,  io devo fare l’ouverture, la drammaturgia e la chiusura. Cercando di essere ineccepibile per non far mancare nulla al mio pubblico.
Quindi a tutto tondo per questo.

Come definisce il suo teatro: un teatro canzone, un teatro comico satirico o altro?

Io ho sempre fatto tutto ciò che fa, chi si occupa di spettacolo. Nel Medioevo c’erano i giullari di corte, ad esempio a Roma c’è stato Pasquino e le pasquinate. Il linguaggio comico satirico ha radici nell’antichità e il mio modo di fare spettacolo sicuramente lo contiene. La differenza con un comico di oggi è che quest’ultimo deve sapersi confrontare con i nuovi linguaggi che sono il web, la TV, i social. Nella nostra società è tutto più accelerato, soprattutto la comunicazione. Bisogna inventarsi un linguaggio che riesce ad inseguire questa velocità. Nel Medioevo sicuramente a mio parere era più facile intrattenere una platea, oggi è molto più difficile, tutti sono pronti a perdere la concentrazione. Quando scrivo i testi di uno spettacolo purtroppo, devo sottostare a questa regola.  Le battute si susseguono velocemente proprio perché il pubblico non deve avere il tempo di annoiarsi.

Che idea ha della satira?

La satira nella storia della letteratura italiana ha un valore molto importante, purtroppo spesso a scuola non la si spiega come si dovrebbe. Ad esempio quando si parla di Dante lo si appella come il padre della lingua italiana, nessuno però sottolinea che la Divina Commedia è una grande espressione di satira. Sostanzialmente Dante  prende tutti i Ghibellini, suoi avversari politici e decide di collocarli nell’inferno sottoponendoli a pene cruente e indescrivibili.  Dante Alighieri  così realizza satira politica è lui il primo a farla. Satira  non è solo insultare  gli avversari mettendoli in ridicolo, ma è  soprattutto  farlo con classe mantenendo un tono artistico di grande livello.

Lei quindi si rifà più alla satira dantesca che a quella del Satyricon di Petronio?

Sì per me il modello più autorevole è Dante. Sfido chiunque a fare satira utilizzando  endecasillabi,  lui rappresenta un modello ineguagliabile.  Un  artista così merita un plauso anche da parte dei suoi avversari.

È la prima volta che viene a Bari?

No ci sono già stato nel 2019 con lo spettacolo precedente che si intitolava “l’impertinente e il superficiale”, poi ci sono tornato altre volte, ogni volta è sempre un’esperienza straordinaria non solo per l’affetto del pubblico, ma anche per poter assaporare la cucina barese e in particolar modo gli spaghetti all’assassina.

Progetti futuri?

Questo spettacolo che ha debuttato a Roma  l’11 di gennaio di quest’anno è una performance che io stesso sto imparando a conoscere, testandolo continuamente anche in realtà differenti.  Una volta che lo spettacolo sarà ritenuto  da me completo, vorrei che venisse ripreso dalle telecamere e perché no, mi piacerebbe che venisse fatto in questa splendida realtà presente nella vostra città:  il Teatro Forma.

 

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