I Grillini e l’incubo del terzo mandato.
Tra i cinque stelle, quanti già per due volte sono stati eletti deputati o senatori, potranno ricandidarsi in deroga a quanto stabilito dallo statuto?
Chi potrà deciderlo?
Ecco la prima domanda senza risposta. Beppe Grillo, dopo aver registrato quell’insensato video arringa, dalle grida é passato ai sussurri. Sul piano politico non si sa più nulla di lui.
Per quanto attiene il possibile futuro leader del movimento, siamo ancora al “carissimo amico“ oh, se preferite, al “Conte chi?“. Fra l’altro, quanti hanno una buona memoria ricordano che dopo gli storici Stati generali fu assunta una importante decisione: mai più l’uomo solo al comando meglio una pletora di colonnelli. Toccherà a costoro dare il ferale comando al plotone di esecuzione per i parlamentari bi-mandatari?
In realtà ci sono problemi molto più complicati. Secondo l’attuale legge elettorale l’ordine in cui sono elencati i candidati è fondamentale. I primi, in base alle percentuali raggiunte, guadagnano lo scranno; gli altri tutti a casa, abbiamo scherzato. Poniamo che chi ha alle spalle uno o due mandati voglia far valere il consueto principio dell’anzianità, cosa accadrebbe agli esordienti?
Escludiamo l’ipotesi del triplo mandato e valutiamo la possibilità di rinverdire completamente i ranghi aprendo alle cosiddette facce nuove. Chi sono? Dove si sono formate? Una volta evaporati tutti i principi nativi del movimento, cosa avrebbero dovuto imparare? Veniamo al dato più preoccupante: i voti, dove andarli a prendere?
Dove sono finite quelle piazze chiassose e traboccanti? Perché non si odono più quei coretti da stadio del tipo “Rodotà, Rodotà, onestà, onestà”. Certo resta lo zoccolo duro dei redditi di cittadinanza, ma saranno utili quei voti per contribuire alla resilienza e alla rinascita del nostro Paese?
L’opus

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *