Il PD, Mario Draghi e la notte dei lunghi coltelli.
Forse tutto è cominciato per via del fastidio di avere tra i piedi, al governo, tale Matteo Salvini. Poi al Nazareno si sono resi conto che Draghi non ama mettersi sull’attenti per dire “obbedisco“. Probabilmente non l’ha mai fatto neppure per rispetto verso il Padre Superiore dei Gesuiti.
Ma al popolo dem il premier è diventato ancora più antipatico allorquando è stata molto chiara l’ambizione di puntare al Colle. Così come può aver destato invidia il sacro rispetto a lui riservato da parte delle cancellerie di tutta Europa.

Negli scorsi giorni il redde rationem. Dopo la sortita delle cosiddette “tasse sulla morte” proposte da Enrico Letta, la reazione molto nervosa di Draghi con conseguenti ceffoni mollati in pubblico. Ieri notte un altro incidente di percorso. Pare che il ministro del lavoro, Orlando, con la sua lunga manina sia riuscito ad introdurre nel decreto appena approvato dal Consiglio dei Ministri, una sorta di proroga quasi sine die al blocco dei licenziamenti. Questa volta Draghi ha usato le mani, per tirare le orecchie al discolo ex vice segretario unico dei democratici. Ma le marachelle non finiscono qui. La guardasigilli, Marta Cartabbia, si lamenta perché ogni volta che parla di modifica al CSM, per il PD è come recitare il Salve Regina alla zingara. Dicasi altrettanto per la riforma fiscale e in ultimo per la modifica al codice degli appalti. Draghi sembra infastidito da tutte queste attività spesso solo pretestuose. Pare che abbia confidato a qualcuno: “ma perché non si occupano d’altro così non inquinano la serenità del governo“.
Per esempio, l’idea di Enrico Letta di promuovere suor Virginia Maria a parroco di Monza non sarebbe male pur di distrarli dalle vicende di governo. Peraltro neppure Bergoglio sarebbe capace di contrastare un’iniziativa tanto Celestiale quanto Illuminata.
L’opus

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