Parlarne in questo periodo ci fa arricciare il naso. Attenzione però, la propaganda è sempre stata una fedele compagna di  vita dell’Uomo.
Vi risparmiamo esempi paleolitici ma non sorvoliamo sui riferimenti biblici. Nel vecchio testamento si legge che gli Assiri, nel tentativo di conquistare Gerusalemme, la utilizzarono molto più delle armi. Giulio Cesare con il suo “De Bello Gallico“, sostanzialmente si autopromosse per l’eternità. In campo religioso, la propaganda si è consumata più del pane: innegabile la forza provocatoria dei libelli di Martin Lutero. Così come il clero ne fece largo uso a sostegno della causa crociata.
Il potere economico, da sempre, ha inquinato con la propaganda ogni forma di comunicazione; dal canto loro, gli scritti di Karl Marx, le esaltanti cronache delle rivoluzioni culturali ed i libretti rossi tuttavia, sono riusciti a tenere il colpo.
Senza dubbio la politica internazionale  è sempre stato uno sconfinato campo di battaglia. Una mitica figura istituzionale, vestendo i panni di un ultranazionalista zio Sam, con il suo “I Want You” ha segnato un punto fondamentale della sua potenza persuasiva. Chi non sa, ancora oggi, cosa rappresentano quel cilindro a stelle e strisce, quell’indice puntato e quello sguardo a cui non ci si può sottrarre?
Così come la dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, costituisce un  ineguagliabile esempio di propaganda razionale.
Non mancano purtroppo gli esiti da  dimenticare: quante vite umane è costata la propaganda nazista?
Per tornare dalle nostre parti, c’è da constatare quanto efficace fu la definizione coniata da Benito Mussolini : “in politica, grazie alla propaganda bastano tre centesimi di fatti e 97 di tamburi“.
Un ultimo esempio per dimostrare quanto sia ancora utile per la conquista del potere economico e politico. Licio Gelli utilizzò la P di propaganda per battezzare la sua potente loggia, la P2.
Meditate gente, meditate!
L’opus

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