Le provocazioni come gli esami, non finiscono mai
Pare che Washington intenda inviare in Ucraina un congruo numero di militari: lo scopo sarebbe quello di rafforzare la protezione dell’ambasciata USA a Kiev.
Al momento è solo una boutade, ma già fioriscono le perplessità.
Quali risultati si otterrebbero con tale decisione? L’esercito ucraino ha già dimostrato di saper difendere la capitale egregiamente. Posto pure che Putin intendesse sferrare l’secondo assalto a Kiev, quale contributo potrebbero offrire 40 marines in più?
E ovvio che la mossa servirebbe solo a mostrare i muscoli, l’ennesima provocazione. È proprio opportuna nel momento in cui tutti stanno tentando di convincere Mosca a sfamare il mondo liberando grano e semi di girasole? Per molti potrebbe trattarsi dell’ennesima gaffe del Presidente.
A proposito. Fra i 1000 americani, Biden in testa, non graditi a Mosca, non c’è il nome di Donald Trump. Una prova che effettivamente fra lui e Putin c’era della chimica. Chissà, se il 24 febbraio alla Casa Bianca ci fosse stato Donaldone,  forse la guerra poteva evitarsi. Il profeta degli accordi di Abramo fra Israele ed Emirati arabi, su gentile richiesta, il bis l’avrebbe concesso, perché no?
L’opus

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