Delle prove che Ercole dovette affrontare, Mario Draghi fin qui ne ha superate solo un paio.
Fuor d’enfasi, il suo cammino fin qui non è stato molto impervio. Ha trovato un governo “tutti insieme appassionatamente”, preconfezionato dal Colle, ha scelto i ministri sull’album di famiglia, miracolosamente la stampa nazionale con lui non è mai stata né mordace né pugnace; da Francoforte sono previsti arrivi di vagoni di euro graziosamente personalizzati “For Italy”.

A parte la pandemia che non ha risparmiato nessun Paese al mondo, e la sperata resilienza (per ora ancora solo sulla carta), le vere difficoltà politiche sono state racchiuse negli strilli di Giorgia e nelle scorribande di Matteo. In un Paese democratico se non esistesse alcuna manifestazione di dissenso, si potrebbero indossare solo giacche e camicie col collo alla coreana.

Veniamo alle prossime fatiche. All’orizzonte incombono minacciosi segnali inflattivi, tra questi il caro energia e il caro gas, il costo delle materie prime sta schizzando e le conseguenze le pagheremo anche al supermercato. Infine, i semiconduttori sono introvabili e la loro mancanza sul mercato potrebbe trasformarsi in un colossale “Pit stop“ per l’economia planetaria.

Passiamo alle fatiche domestiche. L’Europa, come sempre, con una mano ti da’ e con l’altra pretende. Le attività di ambulanti e bagnini sono sul filo del rasoio: è necessario affrontare e risolvere il problema della concorrenza continentale. C’è poi la storia delle tasse: non sarà facile trovare una soluzione tra gli appassionati di flat tax e i cultori delle gabelle. E dato che siamo in argomento gettiamo benzina sul fuoco: come la metterà con la revisione del catasto?

Il leone di Nerea che fu il nemico numero uno di Ercole, per il nostro premier fatalmente potrebbe essere proprio Bruxelles.
Al figlio di Zeus per vincere il mostruoso felino non bastò la sua sagacia, dovette strangolarlo a mani nude. Il nostro Mario, sarà davvero tanto super da ridurre l’Europa alla ragione?

L’opus

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