di Mimmo Loperfido
Sold Out come sempre, per la chiusura del festival letterario “Il libro possibile“ di Polignano a Mare, nel barese. Posti a sedere esauriti per i paganti ma non per i portoghesi. Gli organizzatori, nel momento clou della serata, fanno rimuovere le transenne. Un bel gesto nazionalpopolare per le comitive sparagnine; capitoni in corpo, si dice così a Bari, per chi è rimasto in piedi con l’inutile biglietto.
Un evento tanto accorsato fa sorgere dubbi sui dati dell’Istat. Il 60per cento degli italiani nel corso di un anno, non legge nemmeno un libro. Eppure di materiale ce n’è in abbondanza. Nel2022 ne sono stati scritti più di 80.000. Un bel business? Non è così: il 30% di quella montagna di carta stampata e rilegata, non si vende: avete letto bene, nemmeno una copia.
A psicologi, sociologhi e psicanalisti il compito di spiegarci quanto sia gratificante il proprio nome su una copertina, magari in vetrina. A parte ciò, senza aver mai vestito i panni della saggista o del romanziere, si può essere ospitati dignitosamente in un convegno, un talkshow, un salotto letterario?
Torniamo ai dati. Cosa spinge i lettori a scegliere un prodotto dallo scaffale in libreria o in un corner dell’ipermercato? Che genere di lavori sono preferiti? Ovviamente il nome dell’autore conta più di ogni altro elemento. Serve però anche una bella copertina ed una trama avvincente. In testa al gradimento romanzi ma soprattutto gialli.
Torniamo alla deludente percentuale dei libri invenduti. Come detto tre su 10 restano nei magazzini degli editori. C’è un altro dato però che deve far riflettere. Quasi tutte le pagine di altri 10 libri, restano per sempre intonse. Dopo aver letto, o sfogliato, le prime pagine, quei libri serviranno solo a raccogliere polvere nelle librerie a giorno. Non saranno mai più letti. Sorge un sospetto: che siano scritti maluccio.
Sursum corda, a molti andrà meglio se si affideranno all’intelligenza artificiale…
L’opus