C’è qualcosa che sfugge nell’intricata vicenda bellica russo-ucraina.
L’altro giorno Zelinsky, sollecitando l’ennesima fornitura di armi, ha denunciato  le ingenti perdite del suo esercito. Sorprendente l’intervento Di Joe Biden: Glielo avevamo detto che stavano per invadere, ma lui non ci ha dato ascolto…“: Una sorta di ramanzina.
Aggiungiamo un altro dato. Tempo fa il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in una intervista ha rivelato: “Qualche settimana prima dell’invasione, gli dissi che Putin si sarebbe fermato se solo l’Ucraina avesse deciso di rispettare i patti di Minsk: lui mi disse che non voleva saperne“.
Su questo argomento, l’altra sera, a Carta Bianca, è emerso che dopo quel diniego Il presidente ucraino ordinò un intenso bombardamento sul Donbass.
A conti fatti gli accordi di Minsk (garantiti con le firme di Francia e Germania), per la Russia prevederebbero anche meno di quanto ha conquistato finora  sul terreno.
In questo momento, come è noto, la possibilità di aprire una trattativa di pace è piuttosto remota. Forse, stando a quanto lasciano intendere Biden e Scholz, qualche opportunità prima del 24 febbraio, ci poteva essere. E’ raccapricciante pensare a quanto si sarebbe potuto evitare.
Se davvero si è trattato di una occasione mancata, perché Zelinsky si è mostrato tanto recalcitrante? Per arroganza, per orgoglio o perché sentiva di avere le spalle coperte?
Ma se comunque si fosse trattato di un errore, potrebbe Zelinsky continuare ad essere giudicato un buon ucraino, un eroe? E perché dovremmo continuare a pagare per lui?
L’opus

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